venerdì 14 ottobre 2016

ART & CULTURE_Giovanni Gastel, la mostra



L’arte fotografica di Giovanni Gastel protagonista di una spettacolare mostra ospitata a Palazzo della Ragione Fotografia di Milano fino al 13 novembre 2016. “Giovanni Gastel”, questo il titolo dell’esposizione, realizzata a cura di Germano Celant, è promossa e prodotta dal Comune di Milano – Cultura, Palazzo della Ragione, Image Service ed in collaborazione con Civita, Contrasto e GAmm Giunti. Esposta, un’ampia antologica del ricco percorso del fotografo, dai suoi esordi negli anni ’70 ad oggi, che mira a presentare la complessità della sua ricerca nell’ambito della moda, dell’informazione e della sperimentazione visiva. Un viaggio per immagini nell’universo di Giovanni Gastel, che consente di tracciarne l’evoluzione stilistica e la formazione teatrale, il rapporto con la poesia e il profondo legame con il mondo della moda e del design. Un percorso creativo che trova nella commistione delle forme d’arte e nel dialogo le sue ragioni d’essere. Ed è così che emerge un ritratto vero e proprio di Giovanni Gastel, in cui si intrecciano le vicende biografiche, famigliari e professionali nonché il metodo di lavoro, basato sull’analisi e la proposta seriale del soggetto trattato. Una lettura inedita, che contestualizza le sequenze fotografiche, prodotte per riviste e settimanali, quale proposta narrativa e poetica, composta di diversi capitoli. Un modo di “scrivere” per immagini, riflesso delle parole che appaiono nelle sue poesie e nella sua scrittura autobiografica. Il corpus espositivo comprende un intreccio tra materiali relativi alle vicende biografiche quanto documenti che testimoniano la classicità e la varietà della sperimentazione del fotografo-artista.
Per capire il profilo culturale di Giovanni Gastel è importante rapportarlo al contesto in cui sviluppa la sua formazione. Nato a Milano nel 1955 da Ida Pace Visconti di Modrone, detta Nane, appartenente alla famiglia Visconti che risale all’undicesimo secolo e dal 1277 al 1447 ha governato il Ducato di Milano, e da Giuseppe Gastel, imprenditore, ha sapientemente combinato due mondi differenti ma fonti di grandi ispirazioni quali quello dell’alta aristocrazia italiana e quello dell’imprenditoria borghese. Un magico sodalizio, enfatizzato dal boom culturale ed industriale degli anni ’70, che ha accompagnato Giovanni nella sua prima formazione estetica e artistica in ambito teatrale, influenzato dallo zio Luchino Visconti. Il legame con la parola si consolida poi nella scrittura poetica, che sin dagli anni del liceo lo appassiona al punto da pubblicare nel 1971, a soli 16 anni, una prima raccolta di liriche, Kasbah. Dal 1972, durante i viaggi in Africa e sulla costa del Mediterraneo, comincia a scattare immagini, come ricerca autonoma del medium fotografico. Nello stesso anno vende la sua prima fotografia, anche se solo in seguito capirà il suo valore professionale. Tra il 1975 e 1976 comincia a produrre still life per la casa d’aste Christie’s ed elabora l’identità visiva di diverse aziende italiane.
Nei primi anni ’80 l’incontro con la sua agente Carla Ghiglieri lo porta alle prime importanti collaborazioni con il mondo della moda, in particolare, con Vogue Italia ed Edimoda, editore di “Donna” e “Mondo Uomo”, dove forma il suo immaginario, legato al fenomeno dell’esplosione globale del Made in Italy. È il periodo in cui scatta servizi nei quali diversifica il suo punto di vista: dall’indossato di 4 Colori Almeno, “Donna”, 1982, allo still life di Design Mare, “Mondo Uomo”, 1985. Questo periodo lo porta anche a sviluppare legami con stilisti e maison quali Capucci, Krizia, Versace. Dal 1987 al 1997, anni passati tra Parigi e Milano, elabora con Dior e Guerlain il rinnovamento della loro immagine, lavorando sia sui cataloghi di collezione sia su specifici oggetti come i profumi Samsara (1989) o Miss Dior (1992) o i gioielli Chopard (2002). Al contempo, sia il modo di interpretare lo still life in una visione ironica e personale, sia la qualità delle immagini scattate in studio o in esterno per la moda, trovano riconoscimento anche nel mondo della fotografia. Sono dedicate al suo lavoro diverse esposizioni personali, tra cui Convergenze di Stili, Trussardi – Gastel, 1982-1987 (1987) e Gastel per Donna (1991) fino a Giovanni Gastel. La fotografia velata (1997) che fa il punto sul suo lavoro d’informazione e immaginazione nell’universo della moda e del design e che permette al fotografo-artista di aprirsi maggiormente alla sperimentazione e alla ricerca visiva a 360 gradi. Dai primi anni ’80 a oggi Gastel ha collaborato con più di 50 testate italiane e internazionali e pubblicato circa 130 copertine; ha prodotto più di 500 tra campagne e cataloghi per diverse case di moda e grandi firme di beauty, gioiello e design; ha scattato più di 300 ritratti in bianco e nero e a colori.
In 40 anni la ricchezza della sua arte fotografica si è sviluppata attraverso l’uso privilegiato del banco ottico e delle lastre Polaroid 20x25, aprendosi alla tecnologia digitale non appena ne ha intuito le potenzialità.
Un display labirintico espone tutto ciò, che passa in rassegna il carattere della sua narrativa, la modalità personale dell’uso della luce e il confronto con i soggetti. È un ininterrotto scambio tra la sua formazione e la sua professione, il suo muoversi nel mondo imprenditoriale e dei media contemporanei, sempre coltivando la sua passione poetica. Il dedalo, ideato dallo studio Lissoni Architettura, amplifica la creatività molteplice di Gastel che si muove tra fashion e design, ritratto e still life, senza dimenticare di estendere sempre di più il limite estetico e tecnico del fotografare.  
A corollario dell’esposizione, una monografia pubblicata da Silvana Editoriale S.p.A., a cura di Germano Celant e con progetto grafico dello studio GraphX. Un viaggio per immagini che solca le tappe fondamentali della vita artistica di Gastel: le riviste, le campagne pubblicitarie, le mostre.

Giovanni Gastel
Palazzo della Ragione Fotografia
Piazza Mercanti 1, Milano
Fino al 13 novembre 2016

mercoledì 12 ottobre 2016

ART & CULTURE_BOOM! 60

Copertina di "L'Illustrazione Italiana" anno 85, n. 7, luglio 1958. Fotografia Ugo Mulas    

Gli anni ’60 rivivono a Milano con la mostra “BOOM! 60 Era arte moderna”, dedicata all’arte in Italia tra i primi anni ’50 e i primi ’60 e alla sua “presenza” mediatica nei più popolari canali di comunicazione: rotocalchi, giornali e riviste di attualità illustrata. Nata dalla collaborazione tra il Museo del Novecento ed Electa, realizzata con la cura di Mariella Milan e Antonello Negri e promossa dall’Assessorato alla Cultura di Milano, sarà visitabile dal 18 ottobre 2016 al 12 marzo 2017.
Tema centrale dell’esposizione, l’Italia del “boom”, come si può evincere dal titolo. L’Italia in cui Epoca, Le Ore, L’Europeo e tanti altri raggiungono le loro massime tirature, divenendo lo specchio fedele della mentalità e delle aspirazioni collettive. L’arte tout court rappresenta una tematica rilevante, che costantemente viene trattata sui rotocalchi al pari delle celebrità del cinema, della tv, della canzone. Parallelamente, si sviluppano il fenomeno sociale del collezionismo e le dinamiche di mercato, in linea con lo spirito del “miracolo”, in nome del quale l’arte sembra destinata a entrare nelle case di tutti gli italiani, come il frigorifero e la lavatrice.
Nell’allestimento curato da Atelier Mendini circa centoquaranta opere di pittura, scultura e grafica dialogheranno con le pagine delle riviste e con filmati televisivi e cinematografici, che trasformano gli artisti in veri e propri divi: dall’immortale Picasso a Bernard Buffet, “il pittore in Rolls Royce”, all’epoca protagonista delle cronache d’arte e del gossip. A corollario, una ricca selezione documentaria presenterà le riviste e i loro modi di raccontare l’arte, dalle copertine alle inchieste, dalle rubriche di critica alla pubblicità, dal fotogiornalismo alla satira.
Un viaggio per immagini, suoni ed emozioni in una delle epoche forse più significative per l’Italia: l’epoca in cui il nostro Paese ha conosciuto una fase di sviluppo economico e sociale di impari valore, che ne ha tracciato la storia e la cultura, segnando un punto di svolta nel modo di vivere italiano.

BOOM! 60 Era arte contemporanea
Museo del Novecento, via Marconi 1, Milano
Dal 18 ottobre 2016 al 12 marzo 2017


martedì 11 ottobre 2016

ABOUT_It's Time to WHITE






WHITE Milano, il salone di riferimento per la moda contemporary, si sta rapidamente espandendo all’estero e debutta in collaborazione con ITA - Italian Trade Agency sui mercati del Far East con una serie di eventi nelle principali capitali durante le fashion week: SHANGHAI presso l’AUNNN CONCEPT STORE il 15 Ottobre, SEOULFOURS SEASONS  HOTEL, 20 Ottobre, DUBAI, FOUR SEASONS HOTEL, il 23 Ottobre, per arrivare a BERLINO nella prestigiosa cornice dell’Ambasciata Italiana con uno special event il 17 novembre
Il road show “IT’S TIME TO WHITE” porterà all’estero un assaggio del brand mix del salone, tra brand italiani già affermati e designer di ricerca, per promuovere nel mondo le aziende italiane del panorama contemporary tramite fashion event speciali pensati per attrarre stampa e buyer. Ciascun marchio italiano coinvolto sarà esposto all’interno di un allestimento dedicato e sarà protagonista di una performance live con modelle. Grazie a quest’evento, buyer e stampa stranieri avranno l’opportunità di scoprire i trend della moda contemporary e il motivo per cui è così importante visitare WHITE Milano, l’unica fiera che si rinnova totalmente a ogni edizione con oltre 200 new entry, un dato che conferma l’incessante attività di scouting volta a offrire proposte sempre d’avanguardia.
“In questi anni M.Seventy ha investito sulla crescita ragionando non come un ente con logiche meramente fieristiche, ma strutturando un piano di investimento per fare crescere WHITE come brand, grazie a progetti di comunicazione di respiro culturale volti a rendere il salone sempre più internazionale. Grazie a ITA riusciremo a presentare il brand mix di WHITE nel mondo con una serie di eventi in mercati per noi strategici del Far East in cui saranno protagonisti i designer più avant-garde e le aziende del contemporary italiano che rappresentano le storie di successo del salone” ha spiegato Brenda Bellei Bizzi, CEO di WHITE 
In particolare, l’evento di Shanghai, previsto per il 15 Ottobre durante la Shanghai Fashion Week – rappresenta l’occasione per il lancio del brand WHITEAST™, che si articola in un primo capitolo chiamato WHITEAST INTRODUCING CHINA: l’iniziativa, inaugurata a Milano, approda a Shanghai con un focus sui designer cinesi e italiani del panorama contemporary, che saranno presentati con una specifica installazione realizzata da due artisti cinesi già conosciuti a livello internazionale.
Partner di WHITEAST INTRODUCING CHINA è LUISAVIAROMA, che continua lo scouting sui designer cinesi del panorama contemporary promuovendoli tramite un focus editoriale dedicato con possibilità di pre-order e una campagna social media su weibo.
A Seoul, dove sarà organizzato un fashion event molto atteso da top buyer coreani e inserito nel calendario ufficiale della Fashion Week, Special Guest sarà il designer coreano Yohanix, che presenterà due look realizzati per l’occasione. Il designer - un astro nascente della Seoul Fashion Week – prenderà parte all’evento e al talk per condividere la sua esperienza di successo a WHITE, dove è stato il protagonista di una “urban catwalk” attorno al Duomo e Galleria Vittorio Emanuele, il cuore di Milano. L’iniziativa vedrà anche la partecipazione di designer italiani, come il marchio Ultràchic, un’altra storia di successo di un’azienda nata con WHITE e divenuta ora una realtà affermata e in crescita.
Per il debutto a Dubai, altro mercato strategico per WHITE, verrà realizzato un vero fashion show di marchi italiani con tanto di display di impatto allestito negli spazi del Four Seasons Hotel. Uno showcase inedito che andrà ad arricchire un calendario fitto di appuntamenti, tra cui il talk di apertura dell’evento dove interverranno il designer Mario Costantino Triolo, Ultràchic, brand che ha scelto di sfilare anche alla Arab Fashion Week, e i fashion expert e giornalisti Giorgia Cantarini, Federico Poletti e Michela Zio che si confronteranno sul brand mix di WHITE, sugli scenari futuri e sulla tendenza nella moda contemporary.
Per l’evento di Berlino – oltre alla speciale serata con informal modelling performance nei saloni della prestigiosa Ambasciata Italiana– sono stati scelti come guest speaker tre designer legati alla capitale tedesca: le designer italiane Melampo e Ludovica Diligu fondatrice del brand Labo.Art e la berlinese Simone Vera Bath, che condividerà la sua esperienza a WHITE come vincitrice del contest Time Award.
I brand italiani in mostra:
Abbigliamento: Mr and Mrs Shirt – Lupe – Melampo – Jejia – Faliero Sarti – Mario Costantino Triolo – Matteo Thiela – Virginia Bizzi – Carlotta Canepa – Ultràchic – Collection Privèe? – Lucio Vanotti – Twins Florence
Accessori: Manfredi Manara – Giancarlo Petriglia – Flaminia Barosini – Vaerso – Giuliana Mancinelli Bonafaccia

WHITE WOMEN’S PRECOLLECTIONS + MENSWEAR - 14 · 15 · 16 Gennaio 2017

WHITE MILANO - 25 · 26 · 27 Febbraio 2017

lunedì 10 ottobre 2016

PEOPLE_René Caovilla



Cosa succede quando un marchio e un territorio si scoprono indissolubilmente legati tra loro al punto tale da richiamarsi a vicenda nella comune categoria d’appartenenza – quella calzaturiera -, rafforzando la loro inossidabile liaison? È presto detto…divengono una coppia d’assi che non teme eguali e si pone nel firmamento delle supernovae, brillando di luce propria.
I due protagonisti di questo magnifico –quasi fiabesco – sodalizio sono Caovilla e la Riviera del Brenta, alle porte di Venezia: due attori protagonisti della storia e dell’evoluzione dell’attività calzaturiera italiana.
Nata negli anni ’50 come una piccola bottega artigiana, viene trasformata da René Caovilla in una maison de couture tutta dedicata al culto delle souliers più sofisticate, preziose ed eleganti che si possano immaginare. René Caovilla dimostra da subito un’attitudine più da scultore e da gioielliere che da semplice calzolaio. Per lui la cura del dettaglio, l’utilizzo di materiali preziosi, l’abilità manuale e l’eccellenza produttiva divengono i comandamenti sui quali sviluppare un’attività unica nel suo genere, progenitrice di “oggetti d’arte chiamati scarpe” come vengono definiti ben presto a ragion veduta. Un’espressione che diviene il leitmotiv del brand e sintetizza in maniera emblematica lo spirito alla base delle sublimi calzature firmate Caovilla. Calzature che da subito attraggono l’attenzione dei grandi sarti, complice la volontà dell’artista di collocarsi nella fascia alta del mercato, con scarpe da sera, ultra preziose, da red carpet e prime ultra mondane.
Un mondo, quello di Caovilla, che risente ampiamente delle influenze veneziane alle quali rimanda in continuazione vuoi per le forme vuoi per i materiali. Non è strano, quindi, che ammirando le sue calzature rivivano ai giorni nostri atmosfere goldoniane, di gran duchi e nobildonne, costellate di preziosità, sfarzi e opulenze, volti a manifestare un lusso aristocratico, quasi d’antan.
Un’atmosfera che si respira a pieni polmoni anche nelle sue boutique sparse in giro per il mondo nelle città più glamour: arredate come antichi boudoir, impreziosite da drappi, broccati, tendaggi e tappezzerie, creano la giusta ambientazione per presentare con successo le sue collezioni, veri e propri voli pindarici in un universo fantasioso, dominato da un incanto principesco.
Nel 1970 per Caovilla inizia il sodalizio artistico con il couturier Valentino Garavani, per il quale per vent’anni crea collezioni di scarpe siglate Valentino by René Caovilla. Un marchio per veri e propri intenditori, devoti al culto della calzatura così come degli accessori nati dall’incontro tra i due. Seguono altre importanti collaborazioni con il mondo dell’alta moda, come, per esempio, quella con la Maison Dior sotto l’egida di John Galliano, dal 1990 al 1995, che vanta creazioni oniriche e immaginifiche, in bilico tra fiaba e realtà. E via scorrendo…Gianfranco Ferré, Ralph Lauren, Chanel sono gli altri prestigiosi marchi che hanno visto la partecipazione di Caovilla. In particolare, l’esperienza con Karl Lagerfeld, deus ex machina di Chanel, chiude nel 2000 l’era delle partnership con il fashion world: da allora in poi Caovilla si dedica esclusivamente alle calzature gioiello che portano il suo nome, con l’aiuto della moglie Paola Caovilla Buratto, autrice, tra l’altro, di libri sul mondo del lusso e responsabile della comunicazione del marchio.
L’icona assoluta della Maison è rappresentata dallo Snake Sandal, il sandalo serpente: un modello da sera, caratterizzato da un filo tempestato di cristalli che cinge a spirale la caviglia come un bracciale, lo stesso utilizzato come simbolo del marchio.
Ad avvalorare questo spirito esclusivo, le decorazioni floreali in tessuti diversi, le lavorazioni con cristalli Swarovski, le inclusioni di perle di vetro, elaborati e filiformi intrecci in pelle o velluto, pizzi preziosi come quelli di Burano: un utilizzo scrupoloso di materiali unici e pregiati, spesso legati alla storia e alla cultura del territorio, reinterpretati in chiave contemporanea per creazioni al sapor di gioiello. L’emozione nell’indossarle è impareggiabile, per un attimo l’evocazione di tempi andati e luoghi lontani pervade l’atmosfera, imponendosi prepotentemente nell’attuale giungla consumistica, il più delle volte attenta alle tendenze e meno alle istanze associate a un qualsiasi capo o accessorio.
Caovilla non ha mancato d’incantare il mondo delle celebrities. Sono cadute vittime del fascino e dell’eleganza delle sue calzature donne appartenenti a mondi alquanto differenti, come la rockstar Madonna e la principessa Caroline di Monaco, ma anche attrici del calibro di Sharon Stone e Sophia Loren.
I suoi modelli – prodotti in circa 200 paia al giorno nella sede dell’azienda-atelier di Stra – sono caratterizzati dalla scelta di materiali inusuali e molto preziosi (requisititi che concorrono alla realizzazione di creazioni uniche, come i sandali da 90mila euro custoditi in una teca da Harrods a Londra) e dall’impiego di tecniche artigianali, ormai una vera e propria rarità. Sulla scia di queste considerazioni, una distribuzione selettiva e controllata in pochi negozi al mondo (monomarca o shop in shop presso esclusivi mall center), preserva e accresce l’esclusività del marchio. Venezia, Milano, Parigi, Londra, Dubai, Hong Kong, Shangai, Tokyo sono le zone presidiate.
Ça va sans dire, molti i riconoscimenti ricevuti, come quello assegnato dal magazine americano del lusso Robb Report e consistente in un importante premio per la categoria “Best Evening Shoes”.

Una fiaba dal retrogusto di realtà o viceversa che dir si voglia. In ogni caso una storia che sa di eccellenza, storia, cultura e passione. Che ha fatto della moda e dell’arte un’unica cosa, apprezzabile quotidianamente in oggetti unici pronti per essere indossati e viaggiare con la mente in un mondo onirico, con i piedi però ben saldati a terra.

mercoledì 5 ottobre 2016

BEAUTY_PARCO1923



PARCO1923 è il profumo di una storia antica, fatta di boschi millenari, piante magiche e uniche al mondo che crescono nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. L’anno che dà il nome alla nuovissima fragranza - profumo corpo, profumo ambiente e saponetta - è la data di nascita di uno dei parchi più antichi d’Europa.
L’inimitabilità del profumo è data dalla piramide olfattiva unica che racchiude un mix di piante, che crescono per la maggior parte all’interno dell’Area Protetta. Il cuore del profumo è composto dal misterioso Maggiociondolo, letale per gli uomini e benefico per gli animali, dall’essenza delle Bacche di Ginepro addolcita dall’inebriante Caprifoglio che si sposa con l’intensità della Ginestra Odorosa. E ancora gli effetti benefici dell’Angelica Selvatica, impreziosite dal rarissimo Giaggiolo e dagli effetti terapeutici del Muschio. Il fondo non poteva che essere di Faggio, albero rappresentativo del parco e della sua tradizione che popola il 60% dei boschi del territorio.
Basterà chiudere gli occhi per immergersi in uno dei tanti sentieri che portano all’interno delle foreste, dove si può avvertire la presenza dei cervi e sperare di intravedere l’Orso Bruno Marsicano, timido e pacifico, da sempre simbolo di questi territori e ora anche del profumo. La confezione di PARCO1923 richiama il legame con un territorio unico e antico, attraverso il colore verde e l’oro dell’orso. Infine, segno distintivo che sorregge il tappo della boccetta è un anello di pietra gentile, elemento decorativo portante della cultura abruzzese: principio irresistibile di classe e freschezza.
La scelta delle piante che compongono PARCO1923 è stata realizzata in collaborazione con il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
Nel 1922, su iniziativa privata di illuminati, guidati dall’onorevole Erminio Sipari e dalla Federazione Pro Montibus et Silvis, fu avviata la gestione del nucleo iniziale del Parco, affittando i primi 500 ettari della Costa Camosciara; l’istituzione vera e propria ebbe luogo l’anno seguente e, ad oggi, è uno dei più antichi parchi d’Italia noto a livello internazionale per il ruolo avuto nella conservazione di alcune tra le specie faunistiche italiane più importanti.
PARCO1923 sancisce ulteriormente il legame con il Parco Nazionale devolvendo alla conservazione della flora 1€ per ogni profumo venduto. Dal 2 ottobre in vendita in esclusiva a Milano in 10 Corso Como, presso l’original store di Pescasseroli nel Parco e sul sito www.parco1923.com.

Eau de toilette € 85
Profumazione Ambiente € 47

Saponette € 9