giovedì 16 luglio 2015

BOOK_BasilicoMilano


Circa 200 immagini selezionate dai primi lavori sino al 2012 nella sua città natale, Milano. Questo è il contenuto della pubblicazione BasilicoMilano, a cura di Giovanna Calvenzi ed edita da Contrasto. Ad arricchire gli scatti, testi di amici, intellettuali e artisti del calibro di Marco Romano, Vittorio Gregotti, Alberto Garutti, Ferruccio de Bortoli, Gustavo Pietropolli Charmet, Michele De Lucchi, Francesco De Gregori, Antonio Bozzo, Francesco Moschini, Massimo Minini, Marina Spada, Italo Rota, Gianni Siviero, Marco Belpoliti, Mario Calabresi.
“Amo questa città come si può amare qualcuno a cui ci lega un vecchio rapporto di familiarità e di amicizia. È la città nella quale sono cresciuto. Ha dato forma anche alle mie passioni, alle mie speranze, alle mie angosce” era solito affermare Gabriele Basilico tanto da fare da ouverture al volume. Parole che testimoniano la costante ricerca artistica del fotografo nei confronti di Milano e la volontà di documentarne il paesaggio urbano.
Milano è la protagonista di “Milano ritratti di fabbriche 1978- 80”, il primo progetto fotografico di Gabriele Basilico, lavoro sulla periferia industriale milanese, nato “dal bisogno di trovare un equilibrio fra un mandato sociale – che nessuno mi aveva mai dato, ma che era la conseguenza dell’ammirazione che provavo per il lavoro dei grandi fotografi del passato – e la voglia di sperimentare un linguaggio nuovo, in grande libertà e senza condizionamenti ideologici”, come ha scritto Basilico stesso. Dopo quel primo progetto comincerà una ricerca che condurrà il fotografo in varie città del mondo, nelle quali ritroverà sempre segni e frammenti della sua Milano. Negli anni è diventata per me come un porto di mare, un luogo privato dal quale partire per altri mari, per altre città, per poi ritornare e quindi ripartire. Un porto, cioè un luogo fermo, stabile, dove accumulare reperti e impressioni di luoghi lontani. […] Questa città mi appartiene e io le appartengo, quasi fossi un frammento fluttuante nel suo immenso corpo.
A Basilico il plauso d’aver sempre mostrato la personalità più profonda e vera di Milano, d’avercene tramandato e consegnato l’anima attraverso i decenni del Novecento. Sempre e comunque Milano: con le sue luci, le sue strade, i suoi monumenti, le sue fabbriche. Nulla appare approssimativo, bensì frutto di un’attenta analisi e meditazione. Una meditazione su quello che è il vero cuore meneghino: un’eredità lasciata ai posteri e di cui fare tesoro per una narrazione figurata che viaggia sul filo delle emozioni.  

Gabriele Basilico (Milano, 1944-2013) dopo la laurea in Architettura (1973), si dedica con continuità alla fotografia. La forma e l’identità delle città. “Milano ritratti di fabbriche” (1978-­80) è il primo lungo lavoro che ha come soggetto la periferia industriale. Nel 1984-85 con il progetto “Bord de mer” partecipa, unico italiano, alla Mission Photographique de la D.A.T.A.R., il grande incarico governativo affidato a un gruppo internazionale di fotografi con l’obiettivo di documentare le trasformazioni del paesaggio francese. Nel 1991 partecipa, con altri fotografi internazionali, a una missione a Beirut, città devastata da una guerra civile durata quindici anni. Da allora, Gabriele Basilico ha prodotto e partecipato a numerosissimi progetti di documentazione in Italia e all’estero dai quali sono nati mostre e libri, come Porti di mare (1990), L’esperienza dei luoghi (1994), Italy, Cross Sections of a Country (1998), Interrupted City (1999), Cityscapes (1999), Berlino (2000), Scattered City (2005), Appunti di viaggio (2006), Intercity (2007). Tra i lavori recenti, Roma 2007, Silicon Valley, Mosca Verticale, indagine sul paesaggio urbano di Mosca, ripresa nel 2010 dalla sommità delle sette torri staliniane, Istanbul 05 010, Shanghai 2010, Beirut 2011, Rio 2011, Leggere le fotografie (2012). Partecipa alla XIII Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia (2012) con il progetto “Common Pavilions”, il cui volume è stato pubblicato da Contrasto. Contrasto ha pubblicato anche Abitare la metropoli, uscito postumo nel 2014.

BasilicoMilano

Contrasto Editore, 204 pagine, 211 fotografie, cartonato, 55€

martedì 14 luglio 2015

STYLE_Sabrina Persechino





Anche per l'autunno-Inverno 2015-16 è forte il legame di Sabrina Persechino tra architettura e moda che propone, come leitmotiv della collezione, insolite decorazioni arabeggianti alla maniera del Muqarnas, attraverso intrecci di velluti in seta e fili di metallo, anima di tessuti da arredamento. Abiti realizzati con orditi di design di interni lavorati e realizzati ad hoc per dare vita ad outfit da giorno, cocktail e da grande soirée.
La collezione prosegue anche sulle tracce del tema multiculturale, già affrontato con Creuset (S/S 2015), facendosi portatrice di un forte messaggio di armonia ed equilibrio tra etnie diverse.
La scelta cade sulla Cappella Palatina di Palermo, dove Ruggiero II fece riversare le migliori espressioni culturali delle tre principali etnie allora prospicienti nei suoi domini siciliani: arte e architettura europea, siciliana e islamica. Maupassant definisce la Cappella Palatina di Palermo «il più bel gioiello religioso sognato dal pensiero umano», proprio perché in essa si attua, tradotto in termini visivi, la fusione dei molteplici caratteri diversi di cui la Sicilia era formata: l'europeo, il siciliano, il bizantino, l'arabo. La cupola, il transetto e le absidi sono interamente decorate nella parte superiore da mosaici bizantini, tra i più importanti della Sicilia. Il mosaico con superficie più o meno disomogenea e sfaccettata è pensato per essere osservato alla luce tremolante delle candele.
Così, le magnificenti arcate ogivali suggeriscono le austere forme degli abiti e delle cappe-mantello nei colori zaffiro, mentre l'innesto in pianta della cupola, eretta sopra le tre absidi del santuario, suggerisce gli ampi abiti in rosso.
E l'effetto disomogeneo e sfaccettato delle decorazioni viene ricreato nella nuove proposte colori  che spaziano dal bianco argento della madreperla, al blu zaffiro passando attraverso il rosso e l'immancabile oro bizantino.

COLORI
Bianco: simboleggia la divinità. È il colore delle vesti dei discepoli durante gli inni sacri. Per la sua assenza di colorazione, appare vicino alla luce stessa. Simboleggiare luce, gloria e potenza divina. E in questa collezione Sabrina Persechino arricchisce di luce il bianco, che diventa argenteo e lunare, e ne carica il significato con le forme degli abiti che riprendono la casula che proprio nei secoli XIII e XIV assume una forma più ridotta che non copriva più alcuna parte delle braccia. Così gli abiti sono coperti di un paramento, quasi sacrale, lineare, luminoso, elegante.
Blu: simboleggia la trascendenza per tutto ciò che è terrestre e sensibile. È un colore molto incisivo, usato spesso per rivestire l'intradosso degli archi e per contornare figurazioni. E così le mantelle arcate e strutturate definiscono e inquadrano la figura umana di zaffiro e argento brunito, con decori arabeggianti tessuti dai fili metallici.
Rosso: simboleggia le parole "incandescenza" e "attività"; quindi alla potenza del suo irradiamento si unisce una forte aggressività. Il rosso è il colore in assoluto più attivo, il colore che si impone e che si manifesta in questa collezione con le ampie forme delle tre absidi che si intersecano. 
Oro: Prestigio, illuminazione, saggezza. Le forme pure e rigorose degli abiti in oro manifestano la solennità ed eleganza estreme. Le baschine marcano la vita e avvolgono il collo riproponendo l'effetto delle corone regali.

I GIOIELLI DI CRISTIANA PERALI per SABRINA PERSECHINO
Per la sua collezione Altaroma Autunno Inverno 2015 "Muqarnas" Sabrina Persechino sceglie i gioielli firmati  Cristiana  Perali.
In perfetta sintonia con la filosofia di questa collezione, vengono presentati  monili che escono dai canoni usuali della gioielleria e che hanno una loro particolare costruzione "architettonica" e composizione di materiali completamente attinenti a questo progetto di Sabrina  Persechino.
Bracciali di tessuto in acciaio con elementi decorativi bruniti. Collari con cilindri di madreperla che ricordano antichi rivestimenti murali. Bracciali in ebano e foglia di oro dalle forme geometriche molto essenziali e femminili. Elementi provenienti da antiche decorazioni di abiti orientali. Perle interpretate nelle fogge più diverse.Š

Il Muqarna è un espediente decorativo proprio dell'architettura orientale, originato dalla suddivisione della superficie delle nicchie angolari raccordanti il piano d'imposta circolare della cupola con il quadrato o il poligono di base, in numerose nicchie più piccole.

Si diffuse in tutto il mondo islamico a iniziare dal XII secolo e venne usato, oltre che nelle cupole, in volte di ogni tipo, in nicchie di portali, come elemento di raccordo tra parete e cornice, e fu realizzato in pietra, mattoni, stucco, legno o ceramica.

mercoledì 8 luglio 2015

BOOK_Storie in cucina


“Il piacere di cucinare l’avevo già scoperto da piccola, ma raccogliere segreti e rielaborare ricette no. Un piacere che è diventato autentica passione.”  Queste le parole di Caterina Stiffoni, interior designer, appassionata di cucina e ora autrice della pubblicazione “Storie in cucina”, edita Contrasto e in cui racconta la sua grande passione culinaria attraverso storie, ricette e menù. Una passione fatta di esperienza, amore e curiosità verso il cibo.
Diviso in sei parti - Le cucine dell’infanzia, In tempo di guerra, La cucina del viaggio, Nuovi sapori, Una storia, una ricetta, Le mie cucine e i miei menu – il volume passa dalle vecchie cucine di famiglia alle ricette in tempo di guerra, dalla Parigi dei grandi chef alle medine del Marocco fino ai palazzi indiani: 40 storie, oltre 80 ricette e 10 menu raccontano la passione di Caterina Stiffoni per la cucina. Grandi cucine profumate, nonne severe e orti misteriosi fanno da cornice a ricette semplici ma irrinunciabili, legate al territorio e alla memoria, accompagnate da racconti pervasi da affetto, nostalgia e una continua, divertita curiosità.
Il libro, pagina dopo pagina, prosegue come un lungo viaggio alla scoperta di nuovi sapori, dove ogni luogo diventa ancora più indimenticabile se legato a un piatto o a una ricetta speciale, magari carpita a un cuoco famoso, per poi cedere il passo alla fantasie e a piccoli racconti ispirati al cibo. Ma non solo, in questo libro c’è anche spazio per un prezioso manuale che raccoglie e suddivide le ricette in antipasti, primi piatti, secondi, contorni e dolci e propone 10 semplici e versatili menu tematici.
Ad arricchire questi preziosi contenuti, le fotografie in bianco e nero di Gianni Berengo Gardin, marito dell'autrice, che immortalano di volta in volta fornelli, tavole imbandite e cibo. Un viaggio alla scoperta del tempo perduto, attraverso testi e immagini, ricordi e profumi, emozioni e sapori. Perché la cucina, proprio come afferma l’autrice, altro non è se il luogo della casa che colpisce di più la fantasia di un bambino, piena com’è di oggetti e ingredienti seducenti. Un laboratorio dove tutti i sensi vengono messi alla prova e dove il bambino può esprimere la propria creatività. E che creatività dunque sia, complici le molteplici forme d’espressione che può assumere.  

Caterina Stiffoni nasce a Venezia, dove si occupa già in giovane età di arredamento d’interni. Si trasferisce a Milano nel 1965. Apre uno studio di interior design, realizzando abitazioni e negozi a Milano e Roma. Per molti anni ha lavorato come stylist per l’industria del mobile, occupandosi di pubblicità e cataloghi, e collaborando con numerose testate (Interni, La Mia Casa, Brava Casa, Gap Casa, Casa Amica). Appassionata di cucina e abile cuoca, ha scritto per le riviste A Tavola e Artù, e ha condotto una personale ricerca sulla storia della cucina dal Medioevo al Rinascimento.

Storie in cucina, di Caterina Stiffoni, Contrasto Editore
152 pagine, 30 fotografie in bianco e nero, 22 € 

martedì 7 luglio 2015

STYLE_Memoires di aristocratica bellezza


Cinema e Moda. D'Autore. Carlo Alberto Terranova, fresco di nomination come Miglior Fashion Designer ai “Made in Italy Awards”, prestigioso premio americano dedicato alle eccellenze  del Belpaese che ritirerà a New York il prossimo 16 settembre 2015, per la sua nuova collezione di Alta Moda autunno-inverno 2015-16 dedica 20 abiti haute couture alle grandi Muse del Cinema italiano d'essai che ispirarono, con la loro bellezza raffinata e aristocratica, autentici capolavori a straordinari geni come Luchino Visconti e Pier Paolo Pasolini.
In passerella a Villa Torlonia, il prossimo 10 luglio 2015 colori tenui ed eterei, tagli sofisticati e silhouette easy-chic che tanto avrebbero amato indossare stelle d'autore come Silvana Mangano, Elsa Martinelli, Eleonora Rossi Drago e Rosanna Schiaffino.
A loro che furono “dive controvoglia”, per citare proprio Elsa Martinelli, per via della loro indole riservata e per le scelte artistiche che le portarono a cimentarsi, con brillanti risultati, in ruoli tormentati e introspettivi, New Land Couture dedica una collezione d'autore che, proprio come le Muse cui si ispira, possiede sia il carisma di una bellezza innata e sofisticata che il merito di cimentarsi con look inaspettati e tagli sperimentali.
Proprio questo accomuna New Land Couture con le dive cui Carlo Alberto Terranova si è ispirato per questa sua nuova prova d'autore: l'eleganza raffinata e la determinazione ad esprimersi sempre ai massimi livelli, in nome di un'alta moda davvero d'autore e autenticamente Made in Italy.
Naturalmente, parlando di dive e ricordando le feste di cui erano assolute protagoniste negli anni d'oro della Dolce Vita, in questa collezione volutamente dall'allure anni Sessanta, non può certo mancare il glamour di abiti da sera pensati nelle tonalità del bianco, dell'avorio e del nero, come anche nel più riuscito dei contrasti cromatici, il sempre vincente black & white.
Il tutto per sontuose mise da red carpet, con preziosi pizzi, decori e cascate di cristalli a illuminare capi freschi e moderni, nelle loro iconiche geometrie e nella ricercatezza di incantevoli dettagli e pregiate finiture, simbolo di quel bello e del ben fatto che solo la vera Alta Moda italiana è in grado di esprimere.
Gran finale con la Sposa, Musa assoluta di ogni vero couturier, creatura ieratica, sublime e irraggiungibile la cui creazione rappresenta sempre la sfida più alta per uno stilista di alta moda che deve dar corpo a un sogno, rendendo reale ciò che è immateriale per definizione, come un'emozione e una promessa d'amore.
La nuova collezione a/i 2015-16 di New Land Couture è pura intensità emotiva.

Dotata di un'eleganza al contempo rigorosa eppur sontuosa, è sublimamente ricca di sfumature e di una struggente bellezza, in pieno accordo con le delicate memoires delle “dive controvoglia” a cui questa collezione è mirabilmente ispirata.

lunedì 6 luglio 2015

LEISURE_All you need is white






Il verso della famosa canzone dei Beatles, che hanno molto influenzato la carriera di art-director prima e di artista poi di Flavio Lucchini, autore di visionarie innovazioni sia che progettasse i giornali che hanno fatto epoca nell’editoria di moda (come Amica, Vogue Italia, L’Uomo Vogue, Donna, Moda e molti altri) sia che, per primo, affrontasse le interferenze tra arte e moda con la sua ampissima e variegata ricerca artistica volta a togliere caducità e frivolezza all’abito femminile
Costante ricorrente nelle sue opere, siano dipinti, disegni, sculture, altorilievi o digital-painting che spaziano dall’haute couture ai burqa, l’uso del bianco, nei materiali più disparati. Resina catalizzata, gesso, colori acrilici, materiali tessili, acciaio dipinto, elaborazione pittorica di fotografie, sono gli “strumenti” da piegare in drappeggi, volants, texture, volute, forme geometriche o tracce di donna da scoprire nei volti incompiuti o nelle folle di figure velate in cui il colore è solo un dettaglio superfluo.
Bianco come pagina da riempire di emozioni, come lezione di purezza, come base per ogni sfumatura suggerita dalla mente, come sintesi di scelte di vita sempre anticipatrici, creative e calviniste.

Flavio Lucchini, art-director, editore, artista e imprenditore, attività intraprese con la stessa passione e dedizione in momenti diversi della sua vita, ha esposto in diverse mostre personali e collettive, tra cui la 54° Biennale d’Arte di Venezia e la grande antologica a lui dedicata nell’intero Palazzo Ducale di Sabbioneta, meta culturale sotto il segno dell’Unesco.
Flavio Lucchini vive tra Milano, Parigi e Dubai.
E’ anche fondatore e presidente di Superstudio Group.



Fino al 31 luglio 2015
Ingresso libero
Superstudio, via Tortona 27, Milano. 
Mar / Dom: 14.00 - 20.00

Chiuso tutti i lunedì.