giovedì 28 maggio 2015

PEOPLE_Alber Elbaz




Chez Lanvin dal 2001 in qualità di direttore artistico, Alber Elbaz ha saputo rendere moderno il romanticismo, preservando caratteristiche quali raffinatezza, stile ed eleganza delle sue creazioni e, al contempo, l’heritage della Maison. I suoi modelli sono inconfondibili: plissé, dettagli di nastri in seta e abiti gioiello a farla da padrone, svelando una dedizione quasi maniacale per la perfezione in tutte le sue sfumature e incontrando il favore di pubblico ed estimatori, tanto da essere tra i più ricercati della moda.
Lo stilista nasce a Casablanca, in Marocco, e studia allo Shenkar College of Textile Technology and Fashion di Tel Aviv. La sua formazione, però, si perfeziona ed impreziosisce a New York dove per sette anni lavora come braccio destro di Geoffrey Beene, couturier dell’alta società dell’East Coast. Nel 1996 diviene responsabile del prêt-à-porter per Guy Laroche, dove vi rimane per tre anni. Nel 1998 viene nominato direttore artistico per Rive Gauche di Yves Saint Laurent, ricevendo l’incarico di creare dallo stesso Saint Laurent. Durante questo periodo, Elbaz riesce nel non semplice compito di attrarre una clientela più giovane. I cambiamenti, però, cominciano a delinearsi: nel 2000, Rive Gauche by YSL passa sotto il controllo dell’allora Gruppo Gucci e al suo posto arriva Tom Ford. Dopo una breve ma intensa parentesi presso Krizia e diversi viaggi in giro per il mondo, nell’ottobre 2001 Elbaz ritorna alla moda francese grazie a Lanvin, la maison francese di couture fondata nel 1885 da Jeanne Lanvin. È l’inizio di un sodalizio tuttora in corso, che ha visto la genialità del couturier affermarsi ed esprimersi in tutta la sua magnificenza e il marchio trionfare in termini di creatività, acclamazione e apprezzamento. Lanvin, infatti, è tornata a brillare nel firmamento dei divini, affermandosi nel mondo della moda mondiale quale griffe dagli abiti affascinanti, suadenti, unici e preziosi. Desiderate e desiderabili, le creazioni Lanvin sono tornare ad essere il sogno di ogni donna, complice la realizzazione di un total look che ha visto l’introduzione di collezioni di borse, calzature e gioielleria.
Il successo di Alber Elbaz è andato di pari passo con quello della Maison, al punto da valergli numerosi riconoscimenti tra cui il CFDA International Fashion Award (2005 e 2006), il Couture Council Award for Artistry of Fashion (2007) e un premio del Fashion Group Intenational’s 24th Annual.

Creazioni chic ma al tempo stesso femminili, eleganti ma sensuali. Questo è il segreto del mood targato Alber Elbaz: abiti dall’allure unica, che scandiscono il loro stile al ritmo di emozione e ottimismo. Un viaggio nella ricerca della perfezione eterna. Perché come afferma lo stesso Elbaz, la ricerca della perfezione è la chiave che ogni giorno avvia in lui la curiosità di fare e adoperarsi.

mercoledì 27 maggio 2015

BOOK_Lettere a Yves Saint Laurent


“Se Coco Chanel ha liberato la donna, Yves Saint Laurent le ha dato il potere”. Questa è la viva voce di Pierre Bergé, compagno del grande couturier francese e al suo fianco per cinquant’anni. Una stima che ha contaminato vita professionale e privata, siglando un’unione che ha saputo andare oltre il tempo e contribuendo a mantenere viva la memoria di una delle figure più emblematiche della moda internazionale, alla quale vanno attribuite le evoluzioni e le scoperte più rilevanti e rivoluzionarie del codice vestimentario femminile.
Yves Saint Laurent, infatti, è ricordato soprattutto come l’inventore del prêt-à-porter che ha adattato al corpo femminile abiti di foggia maschile, generando un’inconfondibile contaminazione di genere, portatrice di un’inevitabile eguaglianza tra le parti. A questo e molto altro, Pierre Bergé dà ora voce con il libro “Lettere a Yves Saint Laurent”, regalando al lettore un punto di vista privilegiato sulla carriera – e ancora di più – sulle vicende personali dell’indimenticato couturier. Rivolgendosi all’amico scomparso, ne rivela gli aspetti più segreti. Un epistolario insolito, visto che il destinatario non è più tra i vivi, che copre poco più di un anno: dai giorni immediatamente successivi la morte dello stilista, avvenuta il 1° giugno 2008, all’agosto 2009.
Le lettere sono il resoconto di un’assenza sempre più presente, come affermato dallo stesso Bergé, in quanto il ricordo di Yves lo accompagna ovunque: nelle case che hanno abitato insieme, nei giardini di Marrakech che tanto hanno amato, così come, paradossalmente, anche nei luoghi in cui Saint Laurent non è mai stato.
Una raccolta aperta a tutto, che lettera dopo lettera, svela le fragilità e gli eccessi dell’amico così come un talento e una genialità unici nel loro genere, d’impari valore e d’ineguagliabile intensità, che hanno trovato nella moda la loro ragione d’essere.
Con grande semplicità e umanità Bergé rievoca il primo incontro, il loro amore, l’emozione che condividevano di fronte alla bellezza nonché gli ultimi anni, difficili e passati in solitudine, di Monsieur Saint Laurent.
Una vicenda di vita, in cui l’emozione, l’amore e la loro rispettiva intensità regnano sovrani, scandendo lo scorrere dei giorni di una persona indimenticabile, che molto ha dato di sé – se non tutto – per l’emancipazione femminile e la sua conseguente affermazione.
Sulla base di queste lettere, l’ispirazione del film Yves Saint Laurent di Jalil Lespert.

Lettere a Yves Saint Laurent di Pierre Bergé

Archinto, 13,50€

lunedì 25 maggio 2015

LEISURE_Louis Vuitton Series 2 a Roma



Louis Vuitton protagonista della scena culturale capitolina con la rivoluzionaria EXHIBITION SERIES 2, ospitata fino al 7 giugno 2015 a Palazzo Ruspoli in via del Corso 418.
Moderna e inaspettata reinterpretazione
di una sfilata, questa mostra invita gli spettatori a scoprire le varie ispirazioni di Nicolas Ghesquière per la sua terza sfilata di prêt-à-porter in qualità 
di Direttore Artistico delle Collezioni Donna. Un viaggio nella mente dello stilista, che permette ai visitatori di comprendere il modo in cui si avvicina e reinterpreta 
i codici stilistici e i prodotti di lusso di una Maison con 160 anni di storia.
 L’esposizione, inoltre, permette di esplorare 
il modo in cui la visione di Ghesquière ispira le attuali creazioni e modella il futuro creativo targato Louis Vuitton. Il tutto, passeggiando per diversi temi stilistici e universi.

ABSTRACT TITLE
Il logo LV era in origine il marchio usato dal fondatore
 della Maison, Louis Vuitton, che iniziò la propria attività
 come produttore di bauli nel 1854. Il simbolo con le lettere 
LV all’interno di un cerchio fu registrato nel 1908 dal nipote Gaston-Louis Vuitton e questo logo apparve come preziosa firma sui lucchetti e sulle chiusure metalliche di molti bauli e valigie. Quando Nicolas Ghesquière è arrivato da Louis Vuitton, si è immerso immediatamente nelle molteplici sfaccettature
 della storia della Maison ed è stato subito attratto 
da questo logo, un motivo impresso molti anni prima su un baule che tuttavia ancora oggi conserva un’aria molto moderna. Ghesquière ha preso questo dettaglio dagli archivi dandogli nuova vita nella collezione di accessori. Riflesso su molteplici pannelli luminosi, il cerchio LV simboleggia come un logo centenario possa viaggiare attraverso gli anni e proiettarsi ancora verso il futuro.

TALKING FACES
Questa parte della mostra permette al visitatore di vivere 
la scenografia dell’inizio della sfilata Primavera/Estate 2015
 di Nicolas Ghesquière, svoltasi il 1° ottobre 2014 all’interno della nuova Fondation Louis Vuitton di Parigi pochi giorni prima della sua inaugurazione ufficiale.
“Un nuovo inizio è un momento molto delicato... Il giorno zero nel cuore di un progetto, con il nome in codice GEHRY-014.
 Gli spettatori sono invitati ad accomodarsi in uno spazio che per ora non esiste. Una nave circondata da un vasto giardino, una nave composta da 3.600 pannelli di vetro e 15.000 tonnellate di acciaio, una nave che funge da incubatore e che accende la creatività nelle teste delle persone. Un luogo segreto fino ad oggi. Ho dimenticato di dirvi che oggi, 1° ottobre, la Maison Louis Vuitton vuole esplorare l’abilità
 di viaggiare in qualsiasi parte dell’universo senza muoversi.
 Il viaggio inizia qui, in questo luogo che presto verrà chiamato FONDATION LOUIS VUITTON...”

MAGIC TRUNK
In questa parte della mostra, Louis Vuitton viene rappresentato da un baule, simbolo assoluto del viaggio della Maison dal passato al presente. Rappresenta un omaggio al genio di Louis il quale per primo tradusse un autentico “spirito del viaggio” attraverso i leggendari bauli e gli articoli da viaggio da lui stesso creati.
Una volta aperto, il baule rivela le origini della Maison Louis Vuitton e il modo in cui si è sviluppata la sua storia. Depositario di storie del design e tesori sia passati che presenti, questo magico baule racconta la vita della Maison attraverso ologrammi.

INFINITE SHOW
Questa sala di proiezione invita gli spettatori ad immergersi in modo totale nella presentazione della sfilata Primavera/Estate 2015 di Nicolas Ghesquière. Una proiezione continua delle 48 silhouette della sfilata permette al pubblico di scoprire o riscoprire gli stili, i modelli, i colori e i dettagli della collezione.

BACKSTAGE
48 modelle. 25 make-up artist sotto la direzione di Pat McGrath. 25 parrucchieri sotto la direzione artistica di Paul Hanlon.
 40 persone di staff dello Studio. 40 costumisti. Uno stilista: Nicolas Ghesquière. Jean Campbell apre la sfilata. Indossa un abito bianco di pizzo in vinile ricamato. L’intensità dell’ambientazione pre-sfilata
 appare con un affresco elegante e pieno di energia realizzato da 
Jean-Paul Goude, un sublime omaggio alla frenesia dei momenti che precedono l’accensione delle luci sulla passerella o, ancora, un tributo gioioso e infinito all’effervescenza creativa della moda.

SAVOIR-FAIRE
Seguiamo la costruzione di un’icona in tempo reale. Una visita nel cuore del savoir-faire, o del know-how artigianale, rivela i segreti dell’artigianalità: solo la mano può creare oggetti davvero eccezionali. All’interno dei laboratori della Maison, seguire la passione per l’artigianalità è il solo principio guida. Come è fatta una scarpa, un vestito o una borsa icona? Basti dire che sono necessari più di cento passaggi per creare una singola “Petite- Malle”, oggetto prezioso che richiede un’attenzione speciale, così come le calzature Louis Vuitton cucite a mano dagli esperti artigiani della Riviera del Brenta, nell’Atelier Louis Vuitton di Fiesso d’Artico. Alla Maison Louis Vuitton, il tempo necessario per creare un oggetto non è mai un problema: quando si tratta di vero lusso, solo il tempo può rivelare l’intera storia del prodotto.

ACCESSORIES GALLERY
La galleria presenta un avatar stampato in 3D della modella Marte Mei van Haaster con gli accessori della Collezione Primavera/Estate 2015. Agli accessori fanno eco pezzi provenienti dagli archivi Louis Vuitton come il baule-scarpiera appartenuto alla leggendaria attrice Greta Garbo.
“Ho sempre amato creare accessori. Per me sono sempre collegati alla collezione, hanno un posto importante nella creazione di un insieme, sia che completino o che affianchino un look. Acquistano le stesse intenzioni e hanno gli stessi obiettivi degli abiti. Una silhouette è un look completo”, afferma Nicolas Ghesquière.

POSTER ROOM
Fotografata da Annie Leibovitz, Juergen Teller e Bruce Weber, 
la campagna pubblicitaria “SERIES 2” per la Primavera/Estate 2015 porta avanti l’idea di permettere ai codici linguistici di tre artisti di confrontarsi l’uno con l’altro. Questo trittico polimorfico illustra una visione internazionale della moda attraverso le location scelte e l’interpretazione di ogni fotografo della Collezione Primavera/Estate 2015 di Ghesquière. In mostra anche storie di moda create da Patrick Demarchelier e Juergen Teller.

STICKERS CORRIDOR
Protagonisti di questa sezione, i disegni per le stampe della stagione: scatti divertenti e influenzati dalla pop-art sulla cultura al consumo. Tredici adesivi in tutto, che danno vita ad una storia grafica personalizzata.

Louis Vuitton Exhibition Series 2
Fino al 7 giugno 2015

Palazzo Ruspoli, via del Corso 418, Roma

giovedì 21 maggio 2015

ART & CULTURE_Fotografia Futurista

Elio Luxardo, Scarpa, 1940.
Archivio Fotografico Fondazione 3M, Milano

Fortunato Depero, Autoritratto con sigaretta, gennaio 1915, foto-performance, intervento grafico.
Mart, archivio del '900

Italo Bertoglio, Velocità, 1930.
Fondo Italo Bertoglio, Torino

Pietro Boccardi, Dalla luce alle tenebre, 1931, fotomontaggio.
Coll. Giorgio Grillo, Firenze

In occasione del suo venticinquesimo anniversario, la Galleria Carla Sozzani presenta dal 10 giugno al 1° novembre 2015 la mostra Fotografia Futurista a cura di Giovanni Lista. Oltre cento fotografie originali provenienti da collezioni private e da fondi storici nazionali come Fratelli Alinari, Museo del Cinema e di Fotografia di Torino, Gabinetto Fotografico Nazionale di Roma (ICCD-MiBACT), Archivio del ‘900 del Mart di Trento e Rovereto, Touring Club Italiano.
La mostra indaga, attraverso l'arco di mezzo secolo, il modo in cui i futuristi si sono impossessati del linguaggio fotografico per fissare l'invisibile della pulsione vitale e per trascrivere la realtà come creazione e divenire.
Articolata in quattro sezioni, dalla distruzione della mimesi come illusione naturalista, alle ricerche innovatrici degli anni Venti-Trenta, Fotografia Futurista comprende il fotodinamismo formalizzato dei fratelli Bragaglia, gli autoritratti di Depero, i fotomontaggi di Tato, fino alle foto-perfomance, in sintonia con le migliori avanguardie europee, contestatarie e rivoluzionarie, libertarie ed eccentriche, iperboliche e irrecuperabili per i canoni della società borghese.
La prima sezione documenta le direzioni intraprese all'inizio del XX secolo dalla fotografia per distruggere l'illusione di una mimesi naturalista e autorivelarsi come immagine artificiale, non più riflesso della realtà ma costruita in studio: la cosiddetta «foto spiritica» che spesso era volutamente ludica e ironica cioè scopertamente proposta come gioco; l’immagine doppia o sdoppiata per catturare la sequenza del movimento; la ricerca di una scansione formale attraverso cui la realtà funzionale tende a diventare solo ritmo astratto di luce o di linee; il ritratto multiplo, effettuato con la camera a specchi: il fotomontaggio, con fini fantastici, umoristici o ludici, in cui Boccioni intravede subito un’immagine della molteplicità ontologica e pirandelliana dell’essere.
All’invenzione del «fotodinamismo», o fotografia del movimento come energia in atto ad opera dei fratelli Anton Giulio e Arturo Bragaglia è dedicata la seconda sezione, come uno dei contributi più significativi del futurismo alla storia della fotografia. Esplorando la capacità fotografica di fissare un gesto repentino in termini di energia pura che trascende la massa corporea, i fratelli intuiscono la possibilità di coglierne solo la scia luminosa che interpretano come verifica di una realtà spirituale, come manifestazione della forza vitale che abita la materia.
Il fotoritratto che i futuristi hanno usato come veicolo di comunicazione ma anche come possibilità di restituire l’immagine emblematica di se stessi come artisti d’avanguardia è il tema del terzo approfondimento. Compensando la registrazione passiva della realtà da parte dello strumento fotografico, hanno inventato la foto-performance in cui l’artista consegna all’obbiettivo un’immagine autoironica di sé come figura istrionica e clownesca.
La quarta sezione è dedicata alle ricerche degli anni Venti e Trenta in cui i futuristi, in totale sintonia con le migliori avanguardie europee e ponendosi come corpo estraneo alla cosiddetta «cultura fascista», hanno praticato il fotomontaggio, il foto-collage, la composizione d’oggetti, i giochi di luci o di specchi, il teatrino d’ombre, le simbologie magiche, misteriose o allusive delle cose sorprese in chiave di natura morta, la metafora dei valori luminosi, la posa in costume come paradosso allegorico, sguardi che si pongono al di fuori dell'iconografia del regime.
In mostra, le foto scelte tra trentun autori dai primi del novecento fino alla fine degli anni Quaranta: Vittorio Alinari (Firenze,1859/Livorno, 1932); Mario Bellusi (Ferrara,1893/Roma,1955); Francesco Benvenuti (Firenze,1863/Viareggio, 1919); Italo Bertoglio (Torino,1871/1963), Piero Luigi Boccardi (Intra, 1890/Torino, 1971); Umberto Boccioni (Reggio di Calabria,1882/Verona, 1916); Gustavo Ettore Bonaventura (Verona,1882/Roma, 1966); Anton Giulio Bragaglia (Frosinone, 1890/Roma, 1962) e Arturo Bragaglia (Frosinone, 1893/Roma, 1962); Mario Castagneri (Alessandria,1892/ Milano, 1940); Gianni Croce (Lodi, 1896/Piacenza, 1981);Tito D’Alessandri (Roma,1864/1942); Ferruccio Antonio Demanins (Trieste,1903/1944); Fortunato Depero (Fondo, 1892/Rovereto, 1960); Mario Gabinio (Torino, 1871/1938); Maggiorino Gramaglia (Torino, 1895/1971); Giovanni Giuseppe Guarnieri (Locorotondo, 1892/Mendoza, 1976); Emanuele Lomiry (Ancona, 1902/Roma, 1988); Elio Luxardo (Sorocaba, 1908/Milano,1969); Carlo Maiorana; Filippo Masoero (Milano, 1894/Roma, 1969); Bruno Munari (Badia, 1907/ Milano, 1998); Francesco Negri (Tromello in Lomellina, 1841/Casale Monferrato, 1924); Mario Nunes Vais (Firenze 1856/1932); Ivo Pacetti (Figline 1901/Albissola, 1970); Giulio Parisio (Napoli, 1891/1967); Enrico Pedrotti (Trento, 1905/Bolzano, 1965); Guido Pellegrini (Milano, 1886/1955); Tato alias Guglielmo Sansoni (Bologna, 1896/Roma, 1974); Thayaht alias Ernesto Michahelles (Firenze, 1893/Marina di Pietrasanta, 1959; Enrico Unterveger (Trento, 1876/1959); Wanda Wulz (Trieste, 1903/1984).
A corollario della mostra, il catalogo in italiano e inglese Fotografia futurista a cura di Giovanni Lista e pubblicato da Carla Sozzani editore, che raccoglie le testimonianze della ricerca fotografica futurista e dei suoi nuovi codici visivi.

Fotografia Futurista
A cura di Giovanni Lista
mercoledì 10 giugno 2015
anteprima stampa: dalle ore 11.00 alle ore 13.00
inaugurazione: dalle ore 18.00 alle ore 21.00
in mostra da giovedì 11 giugno a domenica 1° novembre 2015. Tutti i giorni, 10.30 – 19.30; Mercoledi e giovedì, 10.30 –21.00

Galleria Carla Sozzani
Corso Como 10 Milano