martedì 28 aprile 2015

LEISURE_World Press Photo 2015


Il Premio World Press Photo è uno dei più significativi riconoscimenti nell’ambito del Fotogiornalismo. Dal 1955 una giuria di esperti, scelti tra i personaggi più accreditati della fotografia internazionale, si riunisce per valutare le immagini inviate alla World Press Photo Foundation di Amsterdam: migliaia di scatti provenienti da ogni parte del mondo, proposti da fotogiornalisti, agenzie, quotidiani e riviste.
Le fotografie dei vincitori sono pubblicate nel caratteristico catalogo e vengono esposte in tutto il mondo in importanti gallerie e musei in un tour sempre più ampio, che quest’anno prevede mostre in circa 100 città, in 45 diversi Paesi. Si tratta di un’occasione unica per vedere raccolte le immagini più belle e rappresentative che hanno accompagnato, documentato e illustrato gli avvenimenti di questo ultimo anno sui giornali di tutto il mondo.
Quest’anno sono state sottoposte alla giuria 97.912 fotografie pubblicate nel 2014 da ben 5.692 fotografi di 131 diversi paesi. Sono stati premiati 42 fotografi di 17 nazionalità: Australia, Bangladesh, Belgio, Cina, Danimarca, Eritrea, Francia, Germania, Gran Bretagna, Iran, Irlanda, Italia, Polonia, Russia, Svezia, Turchia, e USA selezionati nelle 8 categorie del concorso (spot news, notizie generali, storie d’attualità, vita quotidiana, ritratti, natura, sport e lavori a lungo termine). Dieci i fotografi italiani premiati quest'anno, tra cui Andy Rocchelli (categoria: ritratti, secondo premio), Paolo Verzone (categoria: ritratti, terzo premio) e Massimo Santini (categoria: news, secondo premio).
Tradizione vuole che tutte le foto vincitrici siano presentate in un tour mondiale, con l’unico vincolo vengano esposte senza alcuna censura.

Foto dell’anno 2014
Quale “Foto dell’anno 2014”, la giuria del 58° World Press ha scelto un'immagine di Mads Nissen, fotografo danese del quotidiano svedese Politiken, rappresentato da Panos Pictures. La foto premiata mostra Jon e Alex, una coppia gay, in un momento di intimità a San Pietroburgo (Russia), Paese in cui vi sono diffuse difficoltà sociali a riguardo. La foto vincitrice fa parte di un più ampio progetto di Nissen "L'omofobia in Russia" che è stato scattato per Scanpix. Questa foto, inoltre, ha vinto il primo premio per la categoria "vita contemporanea".
Il presidente della giuria Michele McNally, direttore della fotografia e vicecaporedattore del The New York Times, ha dichiarato: “È un momento storico per la fotografia...l'immagine vincitrice deve avere un'estetica, essere di impatto e avere il potenziale per diventare un'icona. Questa foto è esteticamente potente e possiede umanità”.

Il sito ufficiale di World Press Photo www.worldpressphoto.org presenta dettagli e una galleria di immagini di tutti i lavori premiati Sponsor internazionale di WORLD PRESS PHOTO è Canon.

World Press Photo gode inoltre del sostegno della Lotteria Olandese dei Codici Postali

venerdì 24 aprile 2015

STYLE_Luca Pagni e il suo asymmetric mood





Cosa succede combinando occhialeria, made in Italy e creatività? Il risultato è di quelli eccezionali, dall’originalità e dall’estro più unici che rari: è il caso di Luca Pagni brand dell’eyewear veneto che prende il nome dal suo giovane ed eclettico designer. Per il 2015 due nuovi modelli per lui e per lei, disponibili sia in versione da vista che da sole, si fanno protagonisti di una collezione dalla classe senza tempo, realizzata artigianalmente in Italia e certificata. Tra le novità, anche due affascinanti rivisitazioni di modelli ripresi dalla precedente collezione: La vita è bella 2.0 e Profumo di donna 2.0.
Realizzati in acciaio AISI 301, resistente e flessibile, acetato combinato e rifiniti con lenti marroni o grigie con antiriflesso interno, i modelli Luca Pagni vestono lo sguardo di colore e personalità, grazie anche alle pregiate finiture che valorizzano l’originalità del design senza dimenticare comfort e leggerezza.
 La collezione declina nelle sue forme il concetto di asimmetria che da sempre Luca Pagni esprime attraverso le sue creazioni. “Il volto umano è naturalmente asimmetrico, la sua unicità e il suo fascino nascono proprio da questa caratteristica...” racconta il designer. Proprio come accade in natura, dove il “caos ordinato” e il ribaltamento degli equilibri danno vita alle manifestazioni più straordinarie, così accade nei volti, che raccontano se stessi attraverso dettagli peculiari, in base a tratti distintivi univocamente riconoscibili. Anche gli occhiali Luca Pagni presentano talvolta minuscole imperfezioni, frutto della limatura finale realizzata a mano dagli artigiani, proprio a conferma della loro singolarità e pregiata artigianalità.
No-brand all’esterno, gli occhiali Luca Pagni riportano la dicitura Made in Veneto Italia incisa all’interno dell’astina destra: una scelta di stile ma soprattutto di identità, che riconduce all’universo del made in Italy e al cuore dell’antica tradizione ottica italiana.
La vita è bella, Profumo Di Donna e La grande bellezza sono solo alcuni dei nomi che il designer ha scelto per i suoi modelli e vogliono rappresentare un tributo all’Italia e a ciò che ha contributo a renderla celebre nel mondo.

Luca Pagni – nota biografica
Entrato giovanissimo nel mondo dell’ottica, all’età di 20 anni Luca Pagni apre il primo negozio a Milano. Il talento innato e il buon riscontro commerciale hanno ben presto dato vita a una collezione propria che attraverso un lungo percorso di ricerca riunisce comfort, originalità, qualità e

stile. Sviluppando il concetto di asimmetria, ritrovato in natura e nei volti umani, il designer ha creato, a partire da Italico, modello unisex in stile aviator, pregiati modelli unici nel loro genere, che rappresentano l’essenza del Made in Italy, per stile, provenienza e produzione.

giovedì 23 aprile 2015

LEISURE_Kris Ruhs: Hanging Garden









Fino al 26 aprile la Galleria Carla Sozzani ospita Hanging Garden la nuova installazione ambientale di Kris Ruhs.
Un giardino sospeso di fiori di porcellana e foglie di fili di ottone leggerissimi, piegati a mano, con cui l’artista prosegue la sua ricerca al di là delle vie tradizionali della pittura e della scultura in una continua sollecitazione visiva.
In Hanging Garden la fragilità apparente dei fiori di filo metallico e delle piante di ceramica crea un equilibrio sottile tra la delicatezza della visione e la forza della materia nonché della natura stessa.
Ruhs costruisce una foresta inedita di forme e materia, quasi un richiamo a una natura ossessiva e magnifica. Questo lavoro riflette la sua costante attenzione per il regno naturale e, più in generale, la bellezza e le forze primarie che lo governano.
La manualità e il culto della materia sono le caratteristiche essenziali della ricerca e del linguaggio espressivo di Kris Ruhs. Le sue istallazioni sono spesso riconoscibili per l'utilizzo dei colori della terra, per i disegni fluidi e per le forme sinuose e leggere. La sua sperimentazione di forme e materiali si fonda su un lavoro artigianale sapientemente condotto, frutto di dedizione e passione, coinvolgendo elementi primari quali fuoco, terra, acqua, ferro, aria e luce. Questo consente all’artista di applicare con maestria qualsiasi tecnica per adattarla al proprio processo creativo.
L'approccio di Kris Ruhs fa sì che le idee circolino libere e si trasformano senza sforzo apparente, quasi per gioco, in una riflessione costante sulla natura e sullo spazio. Disegni, progetti, materiali di recupero, modelli e prototipi costruiscono passo dopo passo il suo fare: “non parto mai dai disegni” - afferma Ruhs – “gli oggetti si formano mentre lavoro”.

Nota biografica
Artista, scultore e designer, Kris Ruhs nasce nel 1952 a New York da una famiglia di origine tedesca e studia alla School of Visual Arts. Dal 1996 ad oggi vive fra l’ Italia, la Francia e il Marocco. Dal 1980, partecipa a mostre personali e collettive presso importanti gallerie americane, dalla Richard Green Gallery di Los Angeles (1988), alla Wapping Idraulic Station di Londra (2012), alle mostre personali alla Galleria Carla Sozzani, ultima New Series (2015).

Kris Ruhs – Hanging Garden, 2015
Fino al 26 aprile 2015
Galleria Carla Sozzani, Corso Como 10, Milano

martedì 21 aprile 2015

ART & CULTURE_ Missoni, l'Arte, il Colore




Il dialogo con l’arte europea del Novecento. La creatività e l’imprenditorialità di una grande Maison italiana. La straordinaria cultura e la genialità dei due fondatori. Ruota attorno a questi temi la mostra “Missoni, l’Arte, il Colore” che il MA*GA di Gallarate (Va) dedica fino all’8 novembre 2015 a Ottavio e Rosita Missoni, proprio nella città che scelsero nel 1953 come sede della loro casa e del loro primo laboratorio di maglieria.
Una famiglia prima ancora che un’impresa, che con una forza ineguagliabile ha dato vita a un marchio che ha fatto – e fa tuttora – grande il nome del nostro Paese nel mondo. Un marchio emblema del made in Italy, del bello e ben fatto, ma soprattutto dei valori di un territorio e della capacità di generare linguaggi, dialoghi e confronti con i maggior maestri dell’arte moderna e contemporanea.
Il percorso espositivo, caratterizzato da allestimenti che diventano essi stessi opere ambientali, è articolato secondo diversi registri narrativi che delineano le principali caratteristiche della genialità dei Missoni, fatta di colore, materia e forma. Al contempo, emerge quanto la loro creatività sia legata a doppio filo con l’arte, rappresentando un caso pressoché unico nel panorama della moda internazionale.
Ad accogliere il visitatore, la suggestiva video-installazione di Ali Kazma “Casa di moda”, nata nel 2009 per mettere in luce l’esclusivo connubio tra l’aspetto artigianale, che affonda nella tradizione, e il design contemporaneo, l’approccio rispettoso del materiale e del lavoro della Maison Missoni e la volontà dell’artista di osservare da dietro le quinte il mondo glamour della moda e, più ampiamente, dell’attività umana.
Si prosegue con la sezione Radici dove sono chiarite le origini della ricerca dei Missoni, le prime risorse e fonti d’ispirazione nel campo delle arti visive e della moda. Il quadro di riferimento è quello della nascite delle avanguardie storiche in Europa, dall’astrattismo lirico di Sonia Delaunay, imprescindibile insieme a Kandinsky, al Futurismo di Balla e Severini a Klee. Importante per la narrazione è anche l’affermazione, negli anni ’30, di gruppi, riviste e ricerche volte alla definizione di una pittura e di una scultura geometrica, di carattere costruttivista e concretista. In questo contesto si afferma un linguaggio espressivo basato sulla ritmica composizione di forme e colori utilizzati in modo puro, tradotta e rielaborata dai Missoni  nei motivi centrali del proprio processo creativo. Questa sezione insieme ai primi astrattisti italiani Munari, Veronesi, Soldati, Rho, Fontana o Vedova, traccia i confini di specifici territori di ricerca sul colore, sulla forma, sulla linea, sul ritmo, che hanno caratterizzato la non figurazione europea nella prima metà del XX secolo e che hanno costituito i presupposti culturali e progettuali del mondo creativo dei Missoni.
La mostra prosegue con Il colore, la materia, la forma, una serie di installazioni immersive, progettate da Luca Missoni e Angelo Jelmini, caratterizzate da una profonda fusione tra la ricerca di materia e colore, proprie del fashion design, e la dimensione ambientale, mutuata dalle arti visive. Realizzare abiti per i Missoni significa, infatti, dare spazio al colore, alla materia e alla forma, immaginate e plasmate secondo una rigorosa e personale ricerca estetica. “I filati sono il medium per il colore che, lavorato a maglia, prende profondità e rilievo” afferma Luca Missoni. E lo confermano queste grandi e scenografiche installazioni che avvicinano il visitatore all’elasticità della materia e alla ricerca delle tonalità di colore, mostrando l’eleganza e la morbidezza del filato e del tessuto a maglia, principale cifra stilistica della Maison, documentata dagli oltre cento abiti storici esposti. 
Il percorso espositivo prosegue ponendo in rilievo gli innumerevoli dialoghi tra l’intensa attività creativa di Ottavio e Rosita Missoni e la cultura visiva italiana, soprattutto tra gli anni ’50 e ’80. Un’ampia selezione di opere documenta questa relazione. Si trovano così le tele di Ottavio Missoni a confronto con i grandi maestri dell’astrattismo italiano del secondo dopoguerra, dagli autori di Forma 1, come Dorazio e Accardi, al MAC di Munari e Dorfles, fino alle sperimentazioni optical e cinetiche di Dadamaino e Colombo che mettono in evidenza come, tra gli anni ’70 e ’80,  l’utilizzo di segno e colore si faccia più rarefatto e concettuale, conferendo una chiave di lettura del tutto inedita ed autonoma ai molteplici studi e bozzetti realizzati dallo stesso Ottavio Missoni.
Alle opere più significative di Ottavio Missoni, quindi, è dedicata l’ultima sala della mostra, che presenta un’inedita installazione. Si tratta di una serie di grandi Arazzi realizzati in patchwork di tessuto a maglia, allestiti in uno spazio immaginato ancora come scenografico e suggestivo sempre a cura di Luca Missoni e Angelo Jelmini. Questo denota l’importanza che hanno avuto gli arazzi per Ottavio Missoni il quale, a partire dagli anni ’70, li elegge come esclusiva tecnica di espressione artistica, capace di concentrare in modo peculiare gli interessi trasversali, sia nella moda che nell’arte, per materia e colore.
La mostra “Missoni, l’Arte, il Colore”, curata da Luciano Caramel, Luca Missoni e Emma Zanella, è un progetto realizzato da Città di Gallarate, Museo MA*GA e Archivio Missoni, con lo speciale contributo di Regione Lombardia – Assessorato alle Culture, Identità e Autonomie e Provincia di Varese; in collaborazione con Missoni e con la partecipazione di Gallerie d’Italia – Piazza Scala (Mi) e Auser per MA*GA.
A corollario, un catalogo edito da Rizzoli, curato da Luciano Caramel, Luca Missoni ed Emma Zanella.

Missoni, l’Arte, il Colore
Fino all’8 novembre 2015
MA*GA, via de Magri 1, Gallarate (Va)