venerdì 4 dicembre 2015

ART & CULTURE_Volez, Voguez, Voyagez: l'inaugurazione

Bernard Arnault, Delphine Arnault e Karl Lagerfeld  
Eva Herzigova e Delphine Arnault 

Karl Lagerfeld, Antoine Arnault e Natalia Vodianova 

Natalia Vodianova 

Patrick-Louis Vuitton, Bernard Arnault, Emmanuel Macron e Michael Burke 


Per la serata inaugurale della mostra «Volez, Voguez, Voyagez – Louis Vuitton» al Grand Palais, Bernard Arnault, Chief Executive Officer di LVMH Moët Hennessy – Louis Vuitton, e Michael Burke, Chief Executive Officer di Louis Vuitton, hanno accolto Emmanuel Macron, Ministro dell’economia.
Personalità del mondo dell’arte e dell’architettura come Daniel Buren, Bertrand Lavier, Christian de Portzamparc, Xavier Veilhan, Olafur Eliasson, Jean-Michel Othoniel, Gautier Capuçon, Laurent Grasso, Fabrice Hyber, Laurent Korcia e Kader Attia hanno partecipato all’inaugurazione a testimonianza della vitalità della cultura Francesce, per celebrarne il suo splendore e spirito creativo. Questo legame è una dichiarazione di totale supporto della libertà della creatività e dell’ art-de-vivre francese.
Artigiani della pelle, figure emblematiche dell’ heritage di Louis Vuitton e dell’attuale spirito di  innovazione, erano anche presenti per condividere il proprio mondo così unico ed il rinnovato savoir-faire.

Curata da Olivier Saillard, “Volez, Voguez, Voyagez – Louis Vuitton” ripercorre la storia di Louis Vuitton dal 1854 ad oggi, attraverso ritratti dei suoi fondatori e di coloro che oggi stanno contribuendo a creare il futuro di Louis Vuitton. Articolata attraverso 9 capitoli e percorsi tematici concepiti e creati da Robert Carsen, la mostra presenta oggetti e documenti provenienti dagli archivi di Louis Vuitton e dal Palais Galliera, Musée de la Mode de la Ville de Paris, così come inediti pezzi prestati da istituzioni e collezioni private, come il celebre “Chêne de Flagey” di Gustave Courbet che ha lasciato il museo Courbet per la prima volta dalla sua installazione del 2013.


GRAND PALAIS
dal 4 Dicembre 2015 al 21 Febbraio2016
Salon d’Honneur
Entrata da Square Jean Perrin, Champs-Elysées,
Avenue du Général Eisenhower, Paris 8th

Lunedì, giovedì e domenica dalle 10 alle 20
Mercoledì, venerdì e sabato dalle 10 alle 22
Chiuso il martedì tranne festivi
Entrata gratuita

CURATORE
Olivier Saillard

DIRETTORE ARTISTICO E SET DESIGNER
Robert Carsen

CATALOGO
Edizioni Flammarion

AUDIOGUIDA
Un’applicazione per telefonia mobile permette ai visitatori di arricchire la visita.

venerdì 30 ottobre 2015

BOOK_Diana Vreeland: The Modern Woman


"Parte del mio successo come giornalista è dovuto alla mia audacia: non ho mai temuto di raccontare un evento, un fatto, un'atmosfera. Mi sono sempre immedesimata nel lettore finale. Era il mio lavoro. Credo di avere avuto sempre una visione chiara di cosa faceva piacere ai lettori: dare loro quello che... non sapevano di volere."
Nel 1936 Carmel Snow, direttore di Harper's Bazaar prese una decisione che cambiò per sempre la moda quando chiese a Diana Vreeland di entrare nella sua rivista. Diana Vreeland inaugurò la celebre rubrica "Perché no..?" E nel 1939, venne nominata la prima (ed unica) redattrice di moda del giornale - perché, come diceva spesso Richard Avedon, la Vreeland "inventava" la moda. Il libro Diana Vreeland: The Modern Woman documenta tre decenni di Bazaar, divisi anno per anno. Ogni sezione si apre con tutte le dodici copertine della rivista seguite da una selezione di immagini che testimoniano la visione innovativa di Diana Vreeland e i suoi continui lavori con celebri fotografi come Richard Avedon, Louise Dahl-Wolfe, Lillian Bassman, Martin Munkacsi e George Hoyningen- Huene.
Questa monografia permette di vedere come lo sguardo attento di Diana Vreeland e la sua collaborazione con Carmel Snow e Alexey Brodovitch, il leggendario direttore artistico di Harpers' Bazaar, abbiano cambiato l'immagine della donna moderna americana del ventesimo secolo. Con oltre 300 pagine e i commenti di sei tra i maggiori fashion leaders della moda di oggi, il volume Diana Vreeland: The Modern Woman ci racconta Diana Vreeland, un' icona senza tempo, fonte di ispirazione continua.

Diana Vreeland: The Modern Woman
The Bazaar Years 1936 – 1962
a cura di Alexander Vreeland, testi di Bruce Weber, Glenda Bailey, Edward Enninful, Tonne Goodman, Inez van Lamsweerde e Stefano Tonchi
300 ill colori e b/n, 304 pagine, copertina rigida, testi in inglese

Rizzoli International, Ottobre 2015

€ 65.00 

mercoledì 28 ottobre 2015

ART & CULTURE_Skin by Gian Paolo Barbieri


Gian Paolo Barbieri di diritto protagonista della scena culturale milanese con un’esclusiva selezione di lavori che attestano la sua cifra stilistica nonché l’impronta indelebile da lui lasciata nel mondo della moda. Alcuni di questi, inoltre, sono inediti e appartengono alla nuova pubblicazione “Skin”, edita da Silvana Editoriale. Teatro privilegiato dell’esposizione, lo Spazio Montebellotrenta che dal 10 novembre al 21 novembre ospita questa particolare retrospettiva, realizzata con il prezioso supporto di 29 Arts in Progress.
Un viaggio onirico nell’arte fotografica di Gian Paolo Barbieri, che ripercorre passato e futuro, soffermandosi sul presente con un nuovo lavoro quasi introspettivo, per così dire intimo e personale. Visioni metafisiche di ricordi, dediche, esperienze culturali di cui egli stesso, per tutta la vita, è stato allievo e interprete. È come se ora volesse regalare al suo strumento amato - la camera fotografica - la possibilità di reinventare immagini già acquisite durante la sua vita e che hanno segnato indissolubilmente il percorso visionario intrapreso.
Pertanto, non più istantanee di sensualità, ma descrizione di situazioni, momenti ed eventi fermati nella mente, ricordi di impressioni avute nei musei, esperienze da letture notturne.
 Skin diviene così poesia pura: una poesia per tanto tempo nella sua mente ed ora espressione figurata di un genio sublime e di un estro senza eguali.

Sempre fedele al suo “credo”, secondo cui l’immagine deve essere costruita sia dentro lo studio che in esterni, Gian Paolo Barbieri invita a un percorso che questa volta, a parte la solida qualità che fa di ogni foto un capolavoro, incita il nostro intelletto a rispolverare anche le nostre memorie.
Un disegno di Cocteau, un quadro di Gauguin o di Manet, eroi e semidei della mitologia greca, rivisitati da pitture o da statue del Rinascimento e del Barocco; ma anche dediche ad altri grandi fotografi, ricordi da scene di film importanti, personaggi che hanno lasciato un’impronta fondamentale nella nostra storia, ricreazioni di situazioni letterarie, si sviluppano e si dispiegano in un ventaglio di meraviglie, in una galleria dove la sua fantasia cavalca il Pegaso di un immaginario che ha sempre solide radici nella memoria, come se volesse dirci che nulla nella vita - e nulla particolarmente nell’arte - nasce da partenogenesi.
Così Gian Paolo Barbieri sviluppa le sue sensibilità: dalla soavità di un ritratto di Bronzino alla scena del primo atto di Don Giovanni, visto da Fragonard, dove ti pare sentire Donna Anna cantare con Mozart “non sperar se non m’uccidi ch’io ti lasci fuggir mai”; dalla sensualità nascosta ma non troppo dei dipinti di Bruce Sargeant alla divina amoralità della Salomè di Oscar Wilde dipinta da Léon Herbo, passando per la dolcezza della solitudine di Birdy di Alan Parker con Matthew Modine, le rivoluzioni sconvolgenti di Andy Warhol, la violenza quotidiana di Quentin Tarantino o di Trainspotting di Danny Boyle con Ewan McGregor, fino ad arrivare a personaggi reali come George Brummel e La Bella Otero, incurante spesso della verità descrittiva al punto da cambiare qualche volta il sesso o il colore della pelle ai personaggi, come alla Danae, al Minotauro o all’Adamo della sua Creazione. Una narrazione tutta sua, in perfetto stile Gian Paolo Barbieri, dove la dolcezza e la violenza si mescolano e si colgono sotto un unico aspetto: quello della bellezza.
Perché questo è l’unico aspetto che per il fotografo è legge.
 Nessuna tentazione verso la facile volgarità di effetto, ma tutto costruito dalla luce, tratto distintivo della sua arte. La luce, che con una maestria eccelsa egli usa per dipingere, scolpire e creare le sue immagini nello spazio.
 Immagini, che per quanto costruite al minimo particolare, non perdono mai l’essenza dell’istante, respirano la loro attualità e sentono la pulsazione della vita sotto la loro “pelle”.
Questo è il tocco del maestro. Far rievocare allo spettatore sensazioni, come “déjà vu”, attirarlo nel mondo del suo immaginario, farlo perdere in un labirinto di doppie esperienze, dove quella del creatore e quella dello spettatore si mescolano e originano emozioni, come in un teatro silenzioso, quando la sola immagine è sufficiente ad esprimere molto di più che di un testo declama.
Il tocco di Barbieri è quello che l’antichità ellenica ha eletto per secoli a dogma: la bellezza.
Così diventa testimone importante la foto del Narciso, anche Barbieri si guarda nello specchio d’acqua, preferendo suicidarsi dentro la sua stessa amata bellezza che tradire i suoi ideali.

Skin by Gian Paolo Barbieri
Dal 10 al 21 novembre 2015
Lunedì - Venerdì: 11.00 – 20.00 Sabato: 10.00 – 19.00
Altri orari su appuntamento.
SPAZIO MONTEBELLOTRENTA Via Montebello 30, Milano

Per gentile concessione 29 Arts In Progress
Uno speciale ringraziamento alla proprietà di Spazio Montebellotrenta per l’ospitalità e la gentile concessione dello spazio.



Gian Paolo Barbieri
Gian Paolo Barbieri nasce a Milano nel 1938, in una famiglia di grossisti di tessuti. Proprio nel grande magazzino di tessuti di suo padre acquisisce quelle competenze che gli saranno utili per sviluppare il senso di fotografia di moda classicamente inteso. Come per altri grandi, è il teatro ad esercitare un potente fascino sulla sua fantasia, tanto da farlo iscrivere alla scuola di recitazione del Teatro Filodrammatici, tra il 1956 e il 1957. Il cinema americano degli anni ’50 costituisce per lui una base importante: i drammi di Tennessee Williams o attori come James Dean, Marlon Brando o ancora Lana Turner e Ava Gardner, donne bellissime illuminate da una luce tutta particolare che le rendeva ancora più affascinanti. Ed è sempre la settima arte a dargli il senso del movimento e l’occasione di portare la moda italiana in esterno, dandole un’anima diversa. Frequenta la Roma della “Dolce Vita”, dove per mantenersi fotografa le starlette emergenti. Dopodiché si trasferisce a Parigi dove incontra il fotografo di “Harper’s Bazaar” Tom Kublin a cui fa da assistente per un periodo breve ma intenso. Tornato in Italia, nel 1964 apre uno studio a Milano e comincia a lavorare nella moda, facendo campionari. La sua cifra stilistica è da subito inconfondibile, raffinata e visionaria tanto da meritarsi la pubblicazione di  servizi fotografici, su “Novità”, la rivista che in seguito, nel 1966 diventerà “Vogue Italia”. Da questo momento comincia a collaborare con la Condé Nast, pubblicando anche su “Vogue Paris” dal 1973. Nel 1968 vince il Premio Biancamano come migliore fotografo italiano e il settimanale “Stern” lo inserisce tra i quattordici migliori fotografi di moda nel panorama internazionale. Realizza campagne pubblicitarie per marchi importanti come: Elizabeth Arden, Chanel, Dolce & Gabbana, Mikimoto e tanti altri, in cui riesce a trasformare ciò che ritrae in immagini ideali, con richiami continui al cinema anni Trenta e Quaranta. A lui il plauso d’aver ideato e realizzato con Valentino il moderno concetto di pubblicità di moda, creando set ad hoc per campagne che andavano a riprodurre e interpretare le collezioni degli stilisti (celeberrimo il caso delle montagne di semolino che dovevano evocare le dune del deserto da cui svettava una meravigliosa Mirella Petteni in Valentino). Negli anni ’80 lavora a stretto contatto con il mondo della moda, collaborando con Gianni Versace, Gianfranco Ferré, Giorgio Armani.  Negli anni ’90 compie diversi viaggi in paradisi tropicali come Tahiti, Madagascar, Seychelles e Polinesia, da cui nascono dei meravigliosi libri fotografici in cui racconta luoghi e realtà lontane con il suo impeccabile gusto. Nonostante le foto siano in esterno e siano spesso immediate o fugaci, sono così “perfette” da sembrare fatte in studio. Gian Paolo Barbieri riesce ad unire la spontaneità di quella gente e di quei luoghi all’eleganza e allo stile tipici della sua cifra, combinando sapientemente la spontaneità della fotografia etnografica e il glamour della fotografia di moda. Fotografie considerate vere e proprie opere d’arte tanto da essere scelte da David Bailey per essere esposte all’interno del Victoria and Albert Museum di Londra e nel Kunsforum di Vienna.

29 Arts In Progress
29 Arts In Progress, galleria londinese che si propone come piattaforma globale per tutti gli operatori dell’arte contemporanea. Con la filosofia e la missione di contribuire attivamente allo sviluppo dell’arte contemporanea nel mondo e ponendosi quale ambassador della diversità e contaminazione culturale che l’arte permette, 29 Arts In Progress garantisce i più elevati standard organizzativi e artistici nel business dell’arte, sostenendo la crescita di artisti contemporanei di talento attraverso l’attenta cura di inedite esperienze artistiche nell’ambito delle mostre temporanee e permanenti che organizza in tutto il mondo.
Attraverso tali esperienze, 29 Arts In Progress è la piattaforma che avvicina artisti, curatori e gallerie d’arte, offrendo servizi di qualità a collezionisti, intermediari e investitori interessati all’acquisto di opere d’arte uniche.

Spazio Montebellotrenta è parte di un elegante palazzo dei primi del ‘900, circondato da un delizioso giardino, in zona Brera, nel pieno centro di Milano. Un accurato lavoro di rinnovamento ne ha prima riportato alla luce la bella struttura originaria, con le sue ampie aperture sul giardino privato, per poi, successivamente, dotarlo di un sofisticato up-grade tecnologico di ultima generazione progettato completamente a scomparsa, allo scopo di non alterarne superfici e volumi.
La climatizzazione degli ambienti, gli effetti musicali e l’illuminazione risultano così perfettamente integrati nelle geometrie minimali del soffitto luminoso, creando di volta in volta atmosfere personalizzate.
Il pavimento in marmo avorio, con le sue cornici scure a contrasto, e una scala in ferro dalle linee déco conferiscono agli ampi interni un elegante sapore retro.

Progettazione e ristrutturazione a cura dello Studio 8&A architetti, fondato da Anna Barile e Antonio Ottoboni