giovedì 30 ottobre 2014

LEISURE_Calendario Lavazza 2015


Da Nadia, orgogliosa paladina dell’olio di argan in Marocco, a John, guardiano delle zucche di Lare in Kenya. Da Anna, che si batte per la qualità del cuscus di miglio salato sull’Isola di Fadiouth, in Senegal, fino ad Asnakech, sentinella a guardia delle piantagioni di caffè in Etiopia. Il Calendario Lavazza 2015 - realizzato con Slow Food e firmato da Steve McCurry, con direzione creativa di Armando Testa - è un viaggio fotografico nelle storie di quotidiano eroismo degli Earth Defenders: donne e uomini che ogni giorno con coraggio, orgoglio e dedizione difendono i propri progetti in Africa. Lavazza e Slow Food si schierano così dalla parte di tutti i Difensori della Terra e delle tradizioni alimentari, divenendo simboli di speranza per le comunità locali e portavoce di uno sviluppo possibile nonché di un futuro migliore.
All’estro creativo di Steve McCurry il compito di immortalare in 12 scatti l’anima, la forza e l’umanità degli Earth Defenders: le immagini, esposte in occasione del recente Salone del Gusto di Torino, sono protagoniste di un calendario in vendita per la prima volta in edizione limitata a sostegno del progetto “10.000 orti in Africa”. E così, dagli Earth Defenders parte l’appello a tutti coloro che condividono i principi e i valori di sostenibilità alimentare promossi da Lavazza e da Slow Food., complice l’attivazione sul sito Calendar2015.lavazza.com della call-to-action per diventare Difensori della Terra attraverso una donazione a favore degli orti africani o facendosi portavoce del progetto sui canali social con l’hashtag #earthdefenders.
Ma non è tutto. Il Calendario Lavazza “The Earth Defenders” è anche uno strumento concreto di sostegno al progetto “10.000 orti in Africa”. Il ricavato della vendita del Calendario in edizione limitata, infatti, sarà interamente devoluto al progetto di Slow Food, che si propone di realizzare entro il 2016 diecimila orti nelle scuole e nei villaggi africani.

I Difensori della Terra sono immortalati in 12 scatti che il fotografo americano Steve McCurry ha realizzato durante un viaggio nel continente africano alla scoperta di storie di ordinario eroismo, aggiungendo poesia ed emozione alla rappresentazione della realtà. Un’esperienza che si conclude simbolicamente in Tanzania, nella scuola di Padre Peter Kilasara, dove vengono formati gli Earth Defenders di domani. Un viaggio incredibile grazie al quale si rappresenta la dedizione di queste persone a difesa delle proprie comunità del cibo. Tradizioni uniche da preservare e valorizzare, comunicandone al mondo la forza e il valore. 

mercoledì 29 ottobre 2014

ART & CULTURE_Steve McCurry Oltre lo Sguardo










Per vedere Steve McCurry in Italia bisogna correre fino al 2009 e, in particolare, alla prima rassegna italiana dedicatagli, allestita a Milano a Palazzo della Ragione: un’occasione con la quale il grande pubblico ha avuto la possibilità di scoprire la sua straordinaria produzione fotografica, andando ben oltre quella vera e propria icona che era già la ragazza afghana dagli occhi verdi, apparsa qualche anno prima sulla copertina di National Geographic. A quel primo appuntamento espositivo ne sono seguiti altri, in varie città italiane, che hanno ogni volta ampliato la conoscenza del suo vasto repertorio, messo in scena nei più diversi contesti con suggestivi allestimenti.
A cinque anni di distanza sono più di 500.000 i visitatori di quelle mostre; ma nel frattempo Steve McCurry ha vissuto una stagione particolarmente produttiva della sua ormai più che trentennale carriera di fotoreporter, con incarichi prestigiosi come il calendario Pirelli 2013 e il progetto The last roll realizzato con l’ultimo rullino prodotto da Kodak, ma soprattutto con lavori molto impegnativi che ha realizzato viaggiando nei luoghi del mondo che predilige, dall’India alla Birmania, dall’Afghanistan alla Cambogia, ma anche in Giappone, in Italia, in Brasile, in Africa, e continuando una ricerca iniziata negli anni 70 con il portfolio realizzato in India e poi con il primo importante reportage in Afghanistan.
Per questo, dopo aver accompagnato McCurry in un progetto espositivo di così lungo respiro, Civita e SudEst57 hanno deciso di realizzare una nuova mostra, per presentare il suo lavoro in una nuova prospettiva, che, a partire dai suoi inimitabili ritratti, si spinge “oltre lo sguardo”, alla ricerca di una dimensione quasi metafisica dello spazio e dell’umanità che lo attraversa o lo sospende con la sua assenza. Oltre le porte e le finestre, oltre le cortine e le sbarre, oltre il dolore e la paura. Tra linee di fuga e riflessi che si confondono con le architetture della Villa Reale in un suggestivo gioco di rimandi. La mostra si sviluppa a partire dai lavori più recenti di Steve McCurry e da una serie di scatti che sono legati a questa sorprendente ricerca, anche se non mancano alcune delle sue immagini più conosciute, a partire dal ritratto di Sharbat Gula, che è diventata una delle icone assolute della fotografia mondiale.
Oltre a presentare un’inedita selezione della produzione fotografica di Steve McCurry (circa 150 immagini di grande formato), la rassegna racconta l’avventura della sua vita e della sua professione, anche grazie ad una ricca documentazione e ad una serie di video costruiti intorno alle sue “massime”. Per seguire il fil rouge delle sue passioni, per conoscere la sua tecnica ma anche la sua voglia di condividere la prossimità con la sofferenza e talvolta con la guerra, con la gioia e con la sorpresa. Per capire il suo modo di conquistare la fiducia delle persone che fotografa: “Ho imparato a essere paziente. Se aspetti abbastanza, le persone dimenticano la macchina fotografica e la loro anima comincia a librarsi verso di te”. Il percorso di visita si apre nel monumentale corridoio degli Appartamenti privati con una sorprendente galleria di ritratti e si sviluppa nelle sale del Secondo piano nobile, ciascuna delle quali è allestita intorno ad un tema iconografico, con un richiamo alla scenografia teatrale e all’istallazione di arte contemporanea.
All’interno della mostra anche gli scatti del Calendario Lavazza 2015, progetto realizzato grazie alla collaborazione con Slow Food (www.Calendar2015.lavazza.com), e i ritratti degli Earth Defenders, protagonisti di storie di quotidiano eroismo: donne e uomini che ogni giorno con coraggio, orgoglio e dedizione difendono i propri progetti in Africa.
E se di una nuova mostra si tratta, anche l’allestimento non può essere da meno con tanto di firma autoriale quale è quella di Peter Bottazzi, che accompagna il visitatore nel mondo di McCurry e stabilisce un dialogo con gli ambienti monumentali della Villa Reale appena restaurata e la decorazione neoclassica che li caratterizza.
Ed è così che in ogni scatto di Steve McCurry è racchiuso un complesso universo di esperienze ed emozioni. Per questo l’artista non è solo uno dei più grandi maestri della fotografia del nostro tempo, ma è un punto di riferimento per un larghissimo pubblico, soprattutto di giovani, che nelle sue fotografie riconoscono un modo di guardare il nostro tempo e, in un certo senso, "si riconoscono".

Steve McCurry Oltre lo Sguardo
Villa Reale di Monza, Secondo Piano Nobile

Dal 30 ottobre 2014 al 6 aprile 2015

venerdì 24 ottobre 2014

LEISURE_Baccarat Rouge 540




Rouge 540. Un colore. Una cifra. Una firma olfattiva. È quella di Baccarat, che nel 2014 festeggia il suo 250esimo anniversario e scrive una nuova pagina della sua leggenda. Al culmine delle celebrazioni, ecco ora Rouge 540, il nuovo profumo di Baccarat, nel quale tutto, dalla fragranza al flacone, è eccezionale.
Al crocevia del savoir-faire artigianale e della creatività, Baccarat riunisce tradizione ed emozione per offrire ai collezionisti l’essenza di un patrimonio creativo senza tempo. In 250 esemplari numerati, il bouquet fiorito-boisé-ambrato creato da Francis Kurkdjian riunisce tutti valori della Maison in un prezioso flacone di cristallo disegnato da Georges Chevalier. Realizzato dagli artigiani di Baccarat a partire da un disegno d’archivio, ha una forma prodigiosamente moderna, fatta di linee pure e volumi ben definiti, capace di attraversare mode e decenni. Rouge 540 è una scia profumata di autenticità e d’assoluto, un profumo che, come un sole di fuoco, risplende della luce dell’eccellenza in ogni suo aspetto, dalle note olfattive alla lavorazione del flacone.
Baccarat ha accompagnato lo sviluppo della profumeria dalla fine del XIX secolo. Dal 1897 al 1907, la produzione di flaconi di profumo alla Manifattura passa da 150 a 4000 al giorno, contribuendo a inscrivere la profumeria nella storia delle arti decorative. Ancora oggi, la Maison collabora con profumieri di fama e grandi nomi della Haute Couture per realizzare flaconi d’eccezione.
Rouge 540 è il nuovo capitolo della lunga storia dei profumi scritta da Baccarat. Georges Chevalier prende ispirazione dall’affascinante taglio a punta di diamante. Le creazioni di Chevalier, direttore artistico dal 1916 fino agli anni Settanta, hanno traghettato il patrimonio della Maison verso la modernità.
Il flacone del profumo Rouge 540 è una monumentale spirale di cristallo del peso di 500 grammi, formata da 160 sfaccettature: 96 sul flacone, 64 sul tappo. Contiene 100 ml di profumo. Mastri vetrai, intagliatori, doratrici: la lavorazione fa appello a tutte le eccellenze artigianali di Baccarat.
Quattro degli artigiani coinvolti nella produzione del flacone sono stati insigniti del prestigioso titolo di Meilleur Ouvrier de France. Inciso, dorato a mano e sigillato con la tecnica del baudruchage, il flacone ha tutte le caratteristiche dell’opera d’arte.
Il nome del profumo rende omaggio a una delle tecniche faro della Maison. La temperatura di 540° è quella che il cristallo deve raggiungere per ottenere il colore rouge Baccarat. Messo a punto nel 1847, questo procedimento prevede la fusione progressiva del cristallo con l’aggiunta di una quantità ben calibrata di polvere d’oro a 24 carati. In omaggio al colore emblematico della Maison, il flacone è corredato da uno stilo di cristallo rosso, pensato per rinnovare il gesto antico dello scriversi il profumo sulla pelle, depositando con delicatezza alcune gocce di profumo nell’incavo del collo o dietro il lobo dell’orecchio.
E se il flacone già all’occhio svela la preziosità della fragranza, le note olfattive dispiegano un prestigio frutto di un mix combinato di avanguardia e tradizione. “Avevo in mente un profumo grafico, condensato all’estremo” rivela Francis Kurkdjian, creatore della fragranza Rouge 540. “Un profumo che fosse al tempo stesso luminoso e denso, lieve e intenso. Capace di esprimere la natura del cristallo, che è al tempo stesso rigida e fragilissima”. Secondo il suo creatore, il bouquet di Rouge 540 riunisce in sé più anime diverse. Una tonica e fresca di scorze d’arancio e agrumi. Un’altra, tutta giocata sulle note minerali dell’ambra grigia. Una terza, legnosa e profonda, che richiama aromi di legno antico, di muschio e di quercia. Strutturata e complessa come il flacone che la contiene, la nuova “firma olfattiva” di Baccarat si lascia afferrare poco a poco, aprendosi ai sensi in momenti successivi. Come un lampo d’arancia sanguigna, la nota dolce d’apertura attira a sé, rivelandole, le componenti più notturne e misteriose, dal muschio alla lavanda e alla salvia.

Ma non è tutto. La nuova firma olfattiva di Baccarat, racchiusa in uno scrigno scintillante, conquista anche la casa. Si chiama Rouge 540 la nuova fragranza per la casa di Baccarat che prende il nome dall’omonimo profumo creato da Francis Kurkdjian. Il disegno del portacandela di cristallo, di ragguardevoli dimensioni, rappresenta un omaggio alle creazioni di Georges Chevalier. Impreziosito da numerosissime sfaccettature, questo pezzo dal design unico e intemporale brilla di luce iridescente. Nel suo cuore si nasconde una candela profumata ispirata al bouquet ambrato-boisé-fiorito di Rouge 540. La luminosità del cristallo Baccarat si coniuga con preziose note olfattive per offrire un’esperienza sensoriale intensa.

martedì 21 ottobre 2014

PEOPLE_Karim Rashid. Il Poeta del Design










"Voglio che il design industriale sia d’interesse pubblico. Voglio che la gente ami gli oggetti nello stesso modo in cui ama i capi di abbigliamento". Questo il leitmotiv che anima il lavoro quotidiano di Karim Rashid, uno dei designer più prolifici dell’ultimo decennio. Oltre 3000 progetti realizzati, più di 300 premi e lavori in oltre 35 Paesi lo consacrano di diritto nel firmamento del panorama internazionale del design. Il suo tratto distintivo risiede nell’abilità di ibridare idee, materiali, comportamenti, aspetti estetici, decontestualizzandoli dalla loro più classica accezione e inserendoli in nuove realtà, con la conseguente abilitazione a significati e vita nuovi. Nell’estetica applicata e funzionale di Rashid le barriere vengono meno per dare ampio spazio agli orizzonti dell’interlocutore. Ha un gusto eccelso nel mixare oggetti democratici come l’onnipresente cestino e la seduta Oh Chair realizzata per Umbra; passa con nonchalance dai progetti per interni tra i quali, degno di nota, il ristorante Morimoto di Filadelfia e l’hotel Seminars ad Atene, alle esposizioni per Audi e Deutch Bank; vanta collaborazioni illustri che annoverano Method e Dirt Devil per quanto concerne il design democratico, Artemide e Magister per l’arredamento, Citibank e Hyunday per la brand identity, LaCie e Samsung per l’high tech, Veuve Clicquot e Swarovski per i beni di lusso.
Amante della sperimentazione quel tanto che basta perché le sue opere siano diventate parte di 20 collezioni permanenti e la sua arte esposta in gallerie di tutto il mondo, Rashid ha vinto ha vinto più volte premi quali il Red Dot Award, il Chicago Athenaeum Good Design Award, l’I.D. Magazine Annual Design Review, l’IDSA Industrial Design Excellence Award. Non sufficientemente soddisfatto, ha ricevuto la laurea ad honorem dall’Ontario College of Art & Design e dal Corcoran College of Art & Design. Nel 2008, invece, è la volta dell’Instituto Tomie Ohtake di Sao Paolo in Brasile che ospitato la più grande retrospettiva a lui mai dedicata fino ad allora.  Recentemente, è stato lo stesso Rashid a curare la mostra Totally Radper per il Museum of Art and Design di New York City. Impegnato giorno dopo giorno con il proprio lavoro nonché con iniziative create ad hoc per divulgare il culto del design, promuovendolo ad aspetto che permea ogni istante della nostra vita quotidiana, il suo profilo viene portato ad esempio da testate internazionali d’indubbia rilevanza. Passando dal Time al Financial Times, dal NY Times all’Esquire e a GQ, il designer trova il tempo anche per pubblicare libri e monografie, l’ultima delle quali, in ordine di tempo, s’intitola “KarimSpace”, edita Rizzoli e dedicata a 36 progetti d’architettura d’interni. Altre pubblicazioni includono la guida “Design Your Self” (Harper Collins, 2006), “Digipop”- esplorazione digitale della computer grafica (Taschen, 2005)-, il portfolio pubblicato da Chronicle Books (2004), così come le due monografie “Evolution” (Universe, 2004) e “I Want to Change the World” (Rizzoli, 2001). Nel tempo libero Rashid non smette di dare libero sfogo alla sua ecletticità, trovando valide forme d’espressione nell’arte e nella moda, mosso da uno slancio vitale che lo sprona ad applicare la propria creatività ad ogni aspetto “fisico” del nostro mondo.

Premi e riconoscimenti

Red Dot distinction for high design quality, 2005–2010. Special Pentaward for creativity in packaging design, 2009. Honorary Graduate of AWARD School, Australia 2009. The Fragrance Foundation's FiFi Awards: Best Packaging - Women's Prestige for Kenzo Amour, 2007. Honorary Doctorate from the Ontario College of Art and Design (OCAD), 2006. Pratt Legends Award, 2006. The Semiramis Hotel earned the Sleep05 European Hotel Design Award, 2005. Honorary Doctorate from Corcoran College of Art and Design, 2005. A.D. Dunton Alumni Award of Distinction from Carleton University (his alma mater), 2004. Best Retail Store in the USA, 2003. I.D. Magazine Annual Design Review Best of Category, 2002