venerdì 31 agosto 2012

LEISURE_Sua Maestà Valentino in mostra a Londra










Come dimenticare una strepitosa Julia Roberts che nel 2001 ritira il premio Oscar per la magistrale interpretazione dell’avvocato Erin Brockovich, magnificamente avvolta in un semplice ma perfetto abito bianco e nero? L’attrice, si sa, è stata consacrata di diritto nell’Olimpo degli dei e l’abito, disegnato per lei da Valentino Garavani, per ovvie ragioni è passato alla storia, tanto da far parte della mostra Valentino: Master of Couture, che sarà inaugurata il 29 novembre alla Somerset House di Londra e farà parte del calendario di eventi volti a celebrare i 50 anni di Alta Moda del maestro italiano.
Esposti oltre 130 abiti - alcuni dei quali sono stati indossati dalle attrici più famose di sempre sui red carpet più prestigiosi al mondo, mentre altri provengono da collezioni private -, suddivisi in tre parti, quasi a suggellare un tracciato divino e, al tempo stesso, conoscitivo, del percorso creativo dello stilista. Ad aprire la mostra, “History of Valentino”, una sezione composta da fotografie inedite dello stilista, bozzetti di abiti e inviti a vecchie sfilate di moda; prosegue con la seconda parte, intitolata “The Catwalk”, dove i visitatori sono invitati a “sfilare” su una passerella di 60 metri, osservando, mentre sono in pedana, il numeroso pubblico composto da manichini che racchiudono 50 anni di storia della moda; a chiusura, “The Atelier and les petits mains”, uno scrigno incantato che racchiude i veri segreti della Couture e della sartorialità squisitamente firmata Valentino.
Come si può facilmente evincere, il focus d’analisi è l’Haute Couture: ogni abito, infatti, come affermato dallo stilista stesso, ha una storia incredibile alle spalle, fatta di centinaia e centinaia di punti e ricami realizzati dalle abili mani delle sarte dell’atelier. Abiti che sono divenuti veri e proprio capolavori dell’estro, dapprima, e della sapienza artigianale, in seconda istanza; risultati eccellenti di ore – addirittura giorni -  di lavoro. I dettagli assurgono a un ruolo tutto particolare: rappresentano un infinitesimo sempre più infinito, divenendo quintessenza della precisione e del culto divinatorio che solo esperti creatori e validi estimatori possono pensare e comprendere. Creazioni da sogno, che spesso e volentieri non hanno visto altre luci all’infuori di quelle della passerella e dei red carpet. Allo spettatore, quindi, viene offerto un privilegio pressoché unico, qual è quello di indagare l’universo ispirazionale e stilistico Valentino, costantemente in bilico tra sogno e realtà: una magica fiaba che ha contraddistinto da sempre lo spirito della Maison, tanto affezionata al bel tempo che è stato ma altrettanto proiettata a diffondere il culto dell’eleganza nelle epoche contemporanee, dimostrando come lo stile non conosca età ma, al contrario, sappia mantenersi inalterato nel tempo.

Valentino: Master of Couture
Somerset House, Londra
dal 29 novembre 2012 al 3 marzo 2013

mercoledì 29 agosto 2012

STYLE_Street Slippers















Slippers, babouches o pantofole che dir si voglia, queste meravigliose creazioni sdoganate dall’indoor all’outdoor, saranno le protagoniste per eccellenza della prossima stagione autunno-inverno 2012. Con il loro fascino un po’ d’antan, che rimanda all’epoca del dandysmo puro, tornano intatte nella loro personalità un po’ snob ma tremendamente chic, pronte a conquistare un posto d’onore nelle scarpiere di vere affezionate dello stile tout court. Via libera alle interpretazioni: dal regale velluto al glamour cavallino, passando per il tartan, arricchite di paillettes, nappine e ramage - a delineare sul collo del piede corone, stemmi blasonati, teschi transgender –, o tempestate di borchie e cristalli che impreziosiscono l’intera calzatura o dettagli come il tacco, oppure semplici e lineari, fiere della loro linea affusolata, sempre e comunque con quell’allure che contraddistingue chi le indossa per disinvoltura e rilassatezza stilosa. Infinte le combinazioni: dall’abbinamento a un abito imperiale a un pantalone slim, magari bordato lateralmente a rievocare un modello smoking rivisitato in chiave informale. A trionfare su tutti, la liaison con un intramontabile tuxedo, un mix di femminilità sussurrata e androginia ostentata che si pone  quale quintessenza di gusto ed eleganza. Ottime in versione day time, non disdegnano nemmeno le occasioni mondane, strizzando l’occhio alle serate più glamour e ponendosi come la soluzione ottimale per conciliare praticità ed eleganza. Per uno stile ben saldato a terra, col quale diventare protagoniste assolute, facendosi notare con garbo, senza ostentare. Perché le slippers parlano da sé! Non è un caso, forse, se la divina Greta Garbo già negli anni ’30 era solita portarle, mischiando le carte del guardaroba maschile e di quello femminile; un amore condiviso anche dal dandy per eccellenza Gabriele D’Annunzio, tanto da essere soprannominato “il poeta in pantofole” proprio perché era abituato a indossarle con la giacca da camera. Storici e celebri affezionati, che proprio in virtù della loro inclinazione a interpretare e vivere la quotidianità con stile, denotano e qualificano l’allure intrinseca delle slippers, le quali, forti di questa presa di coscienza, hanno abbandonato le mura domestiche per approdare nelle strade più in voga, per marciare, passo dopo passo, nella scalata allo chic urbano. Senza limiti, ostentazioni o modifiche: così come erano, sono tuttora, fedeli alla loro forma filante, ma ancora di più alla loro allure naturalmente elegante, pronta a declinarsi fino ai limiti rock, sempre e comunque nell’osservanza dell’origine aristocratica. 

martedì 28 agosto 2012

PEOPLE_Sergei Grinko e l'arte couture




















Dalla Russia con amore arrivano l’estro e la creatività di Sergei Grinko: nome straniero ma vocazione Made in Italy tout court, tanto da meritarsi l’apposizione della tanto agognata dicitura nel logo e nelle etichette delle sue meraviglie sartoriali. Infatti, nonostante l’esperienza formativa cosmopolita, che l’ha visto in giro per il mondo alla ricerca delle più autentiche ispirazioni e delle più suggestive contaminazioni culturali, la sua moda racchiude tratti profondamente italiani, vuoi per la scelta dei materiali vuoi per i partner che realizzano gli accessori che completano i suoi outfit così sofisticati e prestigiosi.
Dopo i primi studi al Technological Fashion College di Khabarovsk, si trasferisce a Londra per frequentare la prestigiosa Central Saint Martin: una prima tappa preludio di un importante trasferimento quale è stato quello in Medioriente, che l’ha visto dapprima protagonista nell’Atelier Dima di Dubai e, poi, couturista presso le corti nelle quali veste principesse e regine, tra le quali svetta l’elegantissima Rania di Giordania. Un periodo fondamentale per la sua formazione stilistica, quasi una chiave di volta per arrivare a sviluppare uno stile unico e inconfondibile, che contamina suggestioni letterarie, filosofiche e paesaggistiche. Nel 2009 nasce il marchio Maison Sergei Grinko: grazie ai progetti promossi dalla Camera Nazionale della Moda Italiana per i giovani, ha la possibilità di sfilare durante Milano Moda Donna. Lo stilista si fa subito notare per le sue creazioni preziose ed eleganti, curate nei dettagli a un livello tale da evocare un’attenzione doviziosa per la sartorialità puramente intesa; i materiali sono preziosi, le fogge sinuose, volte a sottolineare e valorizzare la silhouette femminile; i tagli e i volumi giocano tra di loro, enfatizzando la perfezione stilistica. I suoi abiti si rivolgono a donne eleganti, ricche di charme, attente all’eccellenza declinata in ogni aspetto: donne per le quali l’importante non è apparire ma essere e il look, in tal senso, si rivela un valido alleato, raccontando ed evocando stralci di personalità, sfumature di sensazioni, tocchi di carattere. Da qui la vocazione di Sergei Grinko di realizzare creazioni che vadano oltre la mera funzione vestimentaria, ma diventino un complemento imprescindibile della persona che le indossa: magia, sogno, poesia e armonia accompagnano ogni centimetro di stoffa, pronti a raccontare l’ispirazione alla base della resa stilistica. Ci troviamo così di fronte a creazioni che parlano di sé prima ancora di chi le indossa: due voci narranti che cantano all’unisono armoniche romanze del loro essere profondo.
Per loro caratteristica intrinseca, le creazioni di Sergei Grinko non disdegnano mai di guardare con attenta veridicità alla forza della natura e dell’umanità, in un ideale connubio tra leggenda e realtà. E per una primavera/estate 2012 ispirata alla forza dell’acqua e al mito di Atlantide, quintessenza di ampie forme e tessuti riflettenti pronti ad abbracciare il corpo femminile in un’avvolgente onda marina, ecco un autunno/inverno 2013 intento a scovare nella filosofia la giusta forza per proporsi con slancio vitale alle stagioni più rigide dell’urbana frenesia. “Le mele che cadono dal cielo” è il nome della collezione realizzata per la stagione che verrà: abiti e accessori che prendono spunto dalle teorie esoteriche di Zeland secondo cui l’energia dei pensieri  è in grado di far emigrare da un ramo all’altro della realtà. Proprio come accade per i suoi capi. Via libera, quindi, a quel giusto andirivieni di geometrie, colori e volumi. E se le note di nero non mancano in versione night & day – assurgendo quasi a leitmotiv della collezione - un tocco di gotico - mixato a una nota di eleganza bon ton - domina nei look da giorno, lasciando spazio alla raffinata sensualità di una sera che si lascia tentare da spacchi audaci.
A corollario, una linea di gioielli ricchi, stravaganti e ricercati, ma mai gridati, pronti a completare con carattere deciso lo spirito stilistico di Sergei Grinko. Anche per i bijoux, nulla è lasciato al caso: i dettagli sono curati quasi con devozione artistica, tanto da vantare la collaborazione dell’artista Marcello Gobbi per le rifiniture in silicone nero che impreziosiscono oltremodo la collezione, rendendola unica e inconfondibile.
Un sogno che ispira la moda di Sergei Grinko e da lì prende vita: per mantenersi inalterato nel suo fulgido splendore una volta divenuto abito. Per principesse vere o da fiaba. 

lunedì 27 agosto 2012

LEISURE_L'amore di Louis Vuitton per Venezia






L’amore di Louis Vuitton per l’arte è risaputo, tanto che la Maison francese sposa prestigiosi progetti volti a valorizzarla in tutti i suoi ambiti d’espressione. Uno degli ultimi vede l’impegno del marchio di lusso nei confronti dell’architettura, in particolare con la sponsorizzazione di un’insolita mostra che rientra nel calendario di eventi della Biennale di Venezia. Martedì 28 agosto, infatti, viene inaugurata "Nicholas Hawksmoor: methodical imaginings", un’esposizione che si concentra su una serie di importanti chiese costruite a Londra dall'architetto inglese agli inizi del XVIII secolo. Ospitata nel Padiglione Venezia, riaperto nel 2011 con una personale di Fabrizio Plessi, dopo un lungo restauro reso possibile proprio da Louis Vuitton, la mostra dimostra la crescente presenza della Maison a Venezia. Reduce dall’entusiasmante esperienza del 2011 con la Biennale, il marchio di lusso francese ha deciso di rinnovare il suo impegno, sulla scia del suo grande amore per l’arte – in particolare per quella contemporanea -, avvalorato dall’imprescindibile contributo di Marc Jacobs. Un amore che si traduce anche verso l’architettura, caposaldo fondamentale della filosofia Louis Vuitton alla base della concezione degli showroom e dei negozi. Da questa semplice considerazione alla collaborazione con la Biennale, l’evento più importante e prestigioso del settore, il passo è stato breve. E Louis Vuitton ha scelto di compierlo sponsorizzando la mostra di un architetto vissuto oltre due secoli fa, enfatizzando l’importanza della storia per una Maison che vive il presente, progettando il futuro, ma partendo dai valori dati dal suo fondatore, 150 anni fa. Un fondatore che, proprio come Nicholas Hawksmoor è stato un innovatore: il primo nel campo dello stile e dell’eleganza, il secondo nell’architettura, divenendo l’antesignano per eccellenza del neoclassicismo nel periodo barocco. Quasi a suggellare che l’innovazione non conosca tempo e non abbia età. Con la sponsorizzazione di questa mostra, la Maison rafforza il rapporto che la lega alla Laguna: una liaison che, nel 2013, sarà avvalorata dall’apertura, a due passi da piazza San Marco, della seconda maison Louis Vuitton italiana dopo Roma, firmata dall’archistar Peter Marino. Una boutique che si spinge oltre la canonica catalogazione del termine, rappresentando molto di più di un semplice luogo di vendita o di passaggio: in una maison, per esempio, vi sono spazi dedicati al cinema (come nel caso di Roma) o alle mostre. A Venezia sarà proprio così: al terzo piano troverà realizzazione “l’espace culturel”, volto a ospitare esposizioni ed eventi, con una particolare attenzione alla cultura locale. Al primo e secondo piano, invece, vi saranno le collezioni uomo e donna, con tanto di aree dedicate al prêt-à-porter, alla pelletteria e agli accessori. Lo spazio culturale si rivolge a tutti i veneziani, non solo ai clienti Vuitton. Quasi a consacrare il legame indissolubile con il Veneto, dove la Maison ha negozi – Padova e Verona – nonché la fabbrica-modello, situata a Fiesso d’Artico, che produce tutte le scarpe di lusso, senza contare l’ormai affezionata presenza nell’ambito delle regate veliche d’avvicinamento alla Louis Vuitton Cup e all’America’s Cup.
In poche parole, ma con grandi fatti, ecco spiegata, ancora una volta, la vera vocazione della Maison: agire con talento, dedizione e passione per promuovere idee sempre nuove, superando i confini delle singole discipline per arrivare a un ideale connubio di arte, moda e lifestyle. Per un’armonica unitarietà d’intenti, dedita a promuovere il culto e l’educazione del bello. 

Nicholas Hawksmoor: Methodical Imaginings
dal 29 agosto al 25 novembre

Padiglione Venezia, Biennale Architettura